
AMATRICE – Vincenzo Vittorini era ad Amatrice il 20 agosto per parlare della sua esperienza durante il terremoto aquilano e gli anni successivi. Il 6 aprile sotto le macerie della sua casa, in via Luigi Sturzo, morirono la moglie Claudia e la figlia Fabrizia. Il paesino laziale, quattro giorni prima della scossa di grado 6.0 costata la vita a più di 250 persone, aveva organizzato una “Notte per L’Aquila” proprio per celebrare un’unione, un legame profondo.
Vittorini era stato invitato a testimoniare il suo dramma e l’impegno con la fondazione 6 aprile 2009 e i parenti delle vittime. Ora, di nuovo, vive a distanza un dramma che conosce bene. Intervistato da Matteo Marini per Repubblica Vittorini racconta:
Vittorini, quali sono le sensazioni dopo tutto quello che è successo il 24 agosto?
“Sentire quella scossa l’altra notte e vedere quella devastazione è stato come essere tornati indietro di sette anni e mezzo. E rivedi e rivivi passo passo quello che abbiamo vissuto, cose che non vorresti più vedere. È stato terribile, la scossa del 24 mi è sembrata più lunga di quella del 6 aprile a L’Aquila. Tutte e due terrificanti. Provo un dolore immenso perché le analogie fra nostra tragedia e quella capitata ad Amatrice sono impressionanti, a cominciare dall’orario e dalla devastazione”.Lei il 20 agosto era proprio ad Amatrice.
“Sì, ero lì per quella bella serata che i cittadini di Amatrice avevano dedicato a L’aquila. I ragazzi aquilani erano venuti la sera a suonare e il professor Raffaele Colapietra ha spiegato il legame che unisce Amatrice alla nostra città . Un legame mai scisso, proprio per questo avevano organizzato questo evento il 20 agosto. Mi avevano invitato per parlare del terremoto della ricerca della verità che stiamo conducendo con i processi a Bertolaso e prima alla Commissione grandi rischi. E anche loro ci stavano dando una mano in questa ricerca della verità . E dopo 4 giorni vivono la loro strage infinita. È assurdo morire di terremoto, allora e oggi”.
