NAPOLI – Se vivi a due passi da cumuli di rifiuti e sostanze tossiche, come succede da anni agli abitanti di Terzigno e di altri comuni campani, le probabilità che tu possa contrarre un tumore si alzano sensibilmente. Ne sanno qualcosa i cittadini non solo di Terzigno, ma anche di Boscoreale e delle altre cittadine che sorgono intorno alla discarica di cava Sari. Passate le battaglie contro l’esercito, i roghi ai cassonetti e i presidi delle “mamme vulcaniche” i cittadini di questi paesi hanno organizzato un censimento proprio per quantificare i casi di tumore nella zona.
Oggi, dopo l’accordo tra il governo e i sindaci dell’area vesuviana dell’ottobre 2010, cava Sari smaltisce la spazzatura di circa 300.000 persone che vivono nei 18 comuni limitrofi e ogni giorno sono portate qui circa 300 tonnellate di rifiuti. Numeri molto lontani da quelli record fatti registrare qui per oltre vent’anni, quando la discarica veniva usata illegalmente dai boss, che qui scaricavano ogni genere di rifiuto.
I cittadini ora chiedono una bonifica del territorio. “In questa discarica continuano a buttare di tutto – afferma la dottoressa Anna Maria Sannino, titolare di un laboratorio di biochimica a Boscoreale -. Nonostante le ricerche scientifiche di rinomati studiosi come Antonio Marfella, tossicologo dell’Istituto dei tumori Pascale di Napoli e Antonio Giordano, ordinario di Anatomia ed Istologia patologica all’università di Siena, dimostrino l’aumento del 20% dei tumori tra la popolazione campana nelle provincie di Napoli, Caserta e alcune zone dell’Avellinese, dovuto alla devastazione del territorio da parte delle ecomafie, i politici locali non tornano sui loro passi. Oramai la nostra ultima speranza resta il censimento porta a porta delle malattie tumorali. Solo così potremo provare che esiste una reale connessione tra tumori e inquinamento del nostro territorio”.