
ROMA – I topi hanno mangiato i cavi del telefono e da giorni un pezzo di Roma grande quanto una città di provincia è isolato: niente linee telefoniche, niente internet, niente bancomat o carte di credito. E nessuno sa dire quando i collegamenti sarannio ripristinati. La zona è grande e ha come spina dorsale corso Vittorio Emanuele II, la grande strada abbastanza rettilinea (era una mega cloaca che collegava il Campo Marzio al Tevere) che collega largo Argentina (dove fu ucciso Giulio Cesare) e piazza Venezia (dove si affacciava Mussolini) con il Lungotevere e, oltre, Prati, San Pietro e il Vaticano.
Sono migliaia di abitazioni, negozi, laboratori artigiani, uffici, banche, ristoranti, tavole calde bar, antiquari, 30 mila? 50 mila? Una città.
I topi ormai la fanno padroni nei sotterranei di molte grandi città. A Roma l‘allarme è stato dato non più tardi di gennaio 2016.
Tutto fa pensare che i topi abbiano banchettato sui cavi, facendo partire un incendio che, martedì 2 febbraio, si è sviluppato in una galleria di servizio dell’Acea che ospita i cavi della retetelefonica e informatica, all’altezza di piazza della Chiesa Nuova, la meravigliosa basilica costruita da San Filippo Neri con i fondi del Giubileo del 1550. Anticamente i romani credevano che in quel punto ci fosse un ingresso dello inferno. Forse avevano ragione loro.
Sono passati 10 giorni e non è cambiato nulla, in un tipico gioco di intrecci di competenze tra pompieri, elettricisti e chissà chi.
In zona si dice che più che le competenze a rendere difficile il ripristino siano i topi, talmente numerosi e agguerriti da impedire alle squadre di tecnici di avvicinarsi alle centraline. Intanto un pezzo di Roma è tagliato fuori dal mondo: ristoranti, alberghi, negozi, banche e anche giornali, come il giornale online Giornalisti Italia che ha dato la notizia:
“Una situazione paradossale che sta creando gravi disagi alle famiglie, alle attività commerciali ed agli importanti uffici della zona. Impossibile telefonare, collegarsi ad internet, pagare con il bancomat o la carta di credito. Un singolare “biglietto da visita” per la capitale, in pieno Giubileo, nella via principale che, attraverso Ponte Vittorio, porta su via della Conciliazione, quindi a San Pietro”.
Nella zona ci sono anche la sede della Federazione Nazionale della Stampa, il sindacato dei giornalisti, e del Fondo di Previdenza Complementare dei Giornalisti Italiani. Ma nessuno è stato in grado di fare nulla. Forse se fosse ancora vivo Giulio Andreotti, senatore a vita, che abitava proprio in fondo a Corso Vittorio, quasi sul Lungotevere.
L’Acea assicura che il problema “è in via di soluzione”, però non sembra in grado di indicare una data certa per il ripristino dei servizi.