ROMA – Totò Riina parla dalle “sue prigioni”. Il boss mafioso di 81 anni condannato a 13 ergastoli si confida ai magistrati di Caltanissetta. Sono due i verbali che raccolgono le sue dichiarazioni pubblicati nell’inchiesta di La Repubblica. Salvatore Riina racconta la sua vita mafiosa e parla di Cosa Nostra. Escluso che si tratti di una strategia per la riduzione di pena.
Riina parla di Massimo Ciancimino, “che vi usa per recuperare i soldi perduti di suo padre”. Esorta i magistrati a cercare l’agenda rossa di Paolo Borsellino e deride il “troppo scrittore” Bernardo Provenzano. Dice di sé in un italiano stentato: “Aio 80 anni e si hanno una volta sola. A 80 anni c’è morte. Gli anni sono gli anni. Però come vedete non sono proprio abbattuto… penso che tirerò ancora un altro po’”.
“Io sono stato dichiarato dal direttore del carcere un detenuto modello. Se lei mi dice che cosa vuol dire detenuto modello, io glielo dico: io sono uno che mi faccio i fatti miei, non so niente di nessuno. Lei mi vede e dice: ma com’è che Salvatore Riina è così sereno, così tranquillo? Perché io sono al di fuori del mondo. Io non vivo sulla terra, io vivo sulla luna”, dice il boss che sottolinea come “se faccio parte di Cosa Nostra o se sono il capo dei capi o il sotto capo dei sotto capi, non sono tenuto a dirlo né a lei né a nessuno”.
Precisa che i fatti suoi sono solo suoi e che “dovete sapere chi è Salvatore Riina. Salvatore Riina è escluso da tutti questi servizi perché non ce l’ha nella testa, nella mente e nel fisico… Riina Salvatore è Riina Salvatore da Corleone, paese agricolo di campagna sperduto e lasciato là”.