In quella cisterna piena di azoto ed elio nessuno ci doveva entrare. Era pericoloso, troppo, quella miscela uccide. Eppure Antonio, Vincenzo e Giuseppe, lì dentro si sono calati. E quando li hanno tirati fuori, morti, sui loro indumenti c’erano in bella mostra i permessi di autorizzazione. Il punto è qui ma anche in una bonifica che alla Dsm di Capua qualcuno doveva fare ma non ha fatto.
L’impianto di accusa della Procura di Santa Maria Capua Vetere è questo. E domani il pm che guida le indagini, Donato Ceglie, potrebbe far scattare l’iscrizione nel registro degli indagati di almeno una decina di persone. Le accuse, per ora, sono queste: omicidio colposo plurimo, omissione di soccorso e numerose violazioni della normativa antifortunistica, tra le altre. E potrebbero anche aggravarsi.
Davanti ai cancelli dello stabilimento della multinazionale, domenica 12 settembre il responsabile della sicurezza della Dsm, Luca Rosetto, ha assicurato: ”Siamo i primi che vogliamo fare chiarezza e vogliamo capire cosa è successo. Al momento non lo sappiamo”. ”Incredulità e dolore”, ha espresso la Dsm che ha anche avviato un’indagine interna.
Il giorno dopo il tragico incidente, dall’Olanda è arrivato anche qualche vertice per un’assemblea a porte chiuse con tutti i lavoratori, ”per tranquillizzarli e per capire”. Rosetto fa una premessa: ”E’ un dato di fatto che tutti gli incidenti possono essere evitati. Quello che vogliamo accertare è come avremmo potuto evitare questa simile tragedia”. Intanto la tragedia c’è stata, anche in una multinazionale, come la Dsm, ”seria, che fa della sua sicurezza il suo fiore all’occhiello”, dice il sindaco di Capua, Carmine Antropoli.
Del resto, per un territorio come quello in questione, la Dsm sta a Capua come la Fiat sta a Pomigliano D’Arco. ”Questo stabilimento sta qui da 52 anni, ha dato lavoro ad oltre 800 persone, ora regge 300 famiglie”. ”Dicono che la prassi messa in atto dagli operai era consolidata, si parla di errore umano”, aggiunge il sindaco. E che gli operai Antonio Di Matteo, 63 anni, Vincenzo Musso, 43 anni, e Giuseppe Cecere, 52 anni, fosse lavoratori non occasionali, lo dice anche la Dsm: ”lavoravano qui da tempo erano assolutamente a conoscenza delle operazioni che vengono eseguite e delle procedure di sicurezza”.
 ”Alla Dsm – spiega Rosetto – ci sono delle procedure specifiche, c’è un permesso di lavoro che viene tutte le volte rilasciato a questo scopo”. Un permesso rilasciato anche sabato mattina alle vittime. Eppure, secondo la ricostruzione della Procura e di un pm, come Ceglie che la normativa sulla sicurezza la conosce a memoria, gli operai stavano effettuando un’operazione di smontaggio di ponteggi dove ”improvvidamente c’era un grosso quantitativo di azoto oltre che di elio”.
”L’ingresso avrebbe dovuto essere evitato”, sostiene la Procura, e invece i tre erano stati autorizzati. Ma c’è di più, sono quattro le ditte coinvolte: l’ultima è uscita fuori grazie alla testimonianza fornita da alcuni lavoratori ai carabinieri. Si tratta di una ditta che avrebbe dovuto effettuare la bonifica nel silos, evidentemente non fatta. C’è poi la Errichiello, per la quale lavoravano le tre vittime, la Rivoira, che si occupa della gestione di gas liberi, e poi la Dsm. Lunedì mattina, in quel silos, si caleranno carabinieri e vigili del fuoco e con telecamere riprenderanno tutto. Nel collegio peritale, poi, ci saranno anche docenti ed esperti di fama nazionale.
Così come chiesto oggi anche dal Guardasigilli, Angelino Alfano, tutti vogliono fare chiarezza. Intanto, nei prossimi giorni, tra martedì  e mercoledì, sarà eseguita l’autopsia. Poi toccherà ai funerali, ”saranno ufficiali – dice il sindaco di Capua – così saranno onorati come meritano”.
