Reti ferroviarie locali in crescita. Ancora bassi gli standard di sicurezza

Circumvesuviana

Sembra che gli italiani, negli ultimi anni, abbiano riscoperto le ferrovie secondarie. Quelle date in gestione alle Regioni o ai privati. Sono quasi due milioni e mezzo i pendolari del nostro Paese che ogni giorno usano il treno. Secondo i dati di Ferrovie, un milione e 700 viaggiano su carrozze Trenitalia. Gli altri, un milione e 800, utilizzano le reti complementari. Più della metà.

Una passione, quella per il trasporto locale, confermata anche dal caso della Merano-Malles, riaperta nel 2005 con sistemi tecnologici all’avanguardia: il boom di utenti è stato immediato. Lo dimostrano anche i dati. L’industria delle linee regionali è quella, infatti, che negli ultimi anni ha registrato gli incrementi maggiori sul fronte della domanda. E i volumi di traffico sono in aumento. Un mercato ghiotto che conta 12 mila addetti, 830 convogli in servizio, 60 milioni di chilometri percorsi nel 2008, e che ha un valore di produzione di circa un miliardo di euro.

Lungo la penisola, circolano 26 linee complementari: 2 convogli merci e 24 linee passeggeri, adibite al cosiddetto “servizio sociale sussidiato”, il trasporto pubblico (pendolare) finanziato con fondi regionali. Quindici di queste linee sono interconnesse alla rete nazionale, mentre undici hanno una rete isolata.  Si va dai 321 chilometri di binari delle lombarde Fnm ai 697 a scartamento ridotto delle Ferrovie della Sardegna, dai 142 della Circumvesuviana ai 15 della Udine-Cividale. La Ferrotramviaria e la Ferrovie del Gargano, entrambe pugliesi, sono a capitale privato. Tutte le altre sono invece di proprietà regionale. Oltre 3.600 chilometri di reti minori per 160 milioni di viaggiatori ogni anno.

Ma la rinascita delle linee secondarie si accompagna, però, a un momento di transizione difficile sul fronte della sicurezza: l’adeguamento, a partire dalle reti che si connettono al sistema Rfi, alle norme che già regolano il trasporto nazionale. Il termine è previsto per marzo 2011. Le Ferrovie Nord Milano e le Ferrovie dell’Emilia Romagna sono già al lavoro per ottemperare ai nuovi obblighi. Ben prima della scadenza. Le prime hanno già investito 300 milioni di euro sulla sicurezza e stanno per installare il sistema di controllo della marcia del treno sulla Milano-Malpensa. Ma il rischio è che, per quella data, «solo poche reti avrano adottato i sistemi di controllo della marcia del treno, fondamentali per la sicurezza», come spiega il direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, Alberto Chiovelli, intervistato dal Corriere della Sera.

Secondo i dati del ministero dei Trasporti, il numero degli incidenti è decisamente alto: il rapporto con la rete nazionale è addirittura di uno a tre:  a fronte di un incidente registrato sulla rete nazionale, se ne verificano tre sulle reti complementari. Per il direttore del Trasporto pubblico locale, Virginio Di Giambattista, questo non significa che le linee complementari «sono meno sicure». Gli incidenti sono meno gravi e causati non tanto dai sistemi di rete quanto dalla configurazione. «Le linee infatti attraversano i centri abitati con un’infinità di intersezioni a raso protette da passaggi a livello». Resta l’obbligo, per tutte, di adeguarsi ai sistemi di sicurezza già adottati sulla rete nazionale entro marzo 2011. Un imperativo per le 15 linee che si interconnettono con la rete Rfi e che da ottobre dovranno rendere conto direttamente all’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria.

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Robertar