”Con la Procura di Caltanissetta, almeno in questo momento, mi pare che il clima non sia più sereno. Per questo oggi, per la prima volta da quando ho iniziato a testimoniare, mi sono avvalso della facolta’ di non rispondere esercitando, vista la nuova veste che ho, quella dell’indagato, un mio diritto”.
Lo ha detto Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo, Vito, superteste della trattativa tra Stato e mafia, che dopo avere ricevuto dai pm di Caltanissetta un avviso di garanzia per favoreggiamento, calunnia aggravata e violazione del segreto istruttorio, ha deciso di non rispondere alle domande dei magistrati.
Di clima ”non più sereno” parla anche il suo legale, l’avvocato Francesca Russo. ”Anche a Palermo – spiega il legale – Ciancimino e’ indagato, ma li’ si trattava di un atto dovuto ed atteso, viste le dichiarazioni autoaccusatorie che il mi cliente aveva reso”.
”L’avviso di garanzia della Procura di Caltanissetta, invece – aggiunge – denota una totale mancanza di fiducia dei magistrati in quello che Ciancimino ha detto, nonostante i tanti elementi utili da lui forniti”. ”Ad esempio – conclude – la Procura ipotizza l’accusa di favoreggiamento nei confronti del signor Franco (l’agente segreto che avrebbe avallato la trattativa tra Stato e mafia, ndr).
Questo prova che i magistrati sono certi che Ciancimino sa chi è il signor Franco e non vuole rivelarne l’identità. Una considerazione che non tiene conto del fatto che il mio cliente ha fornito il numero di cellulare dell’agente, riscontri sui luoghi in cui l’avrebbe incontrato e tanti altri elementi utili alle indagini”.