MILANO — Naim Stafa, sei anni fa, durante una rapina a Gorgo al Monticano in provincia di Treviso. La rapina provocò l’omicidio di Guido e Lucia Pelliciardi, anziani custodi della villa.
“”Molta amarezza e molta frustrazione: ecco cosa prova il mio cliente. Perché in questi anni c’era tutto il tempo di arrivare a una sentenza definitiva”. A parlare è Alessandro Romoli, l’avvocato di Daniele Pelliciardi, unico figlio della coppia sequestrata, torturata e massacrata da un complice di Stafa, Artur Lleshi, suicidatosi in carcere pochi mesi dopo il delitto (il basista, Alin Bogdaneanu, 25enne romeno, è stato condannato a 18 anni in via definitiva).“L’avvocato di Stafa, Sabina Dei Rossi, aveva presentato ricorso contro l’ergastolo perché — questa la tesi — non si possono contestare le aggravanti della crudeltà, delle sevizie e dei futili motivi a chi non ha materialmente commesso un delitto perché non era presente (anche se i tabulati telefonici dimostrano i contatti tra i due complici durante il massacro). ‘Già tre anni fa la prima sentenza d’appello era stata impugnata, e anche allora la Cassazione aveva rimandato gli atti a Venezia chiedendo che venisse meglio motivata. Evidentemente così non èstato, se anche la seconda condanna è stata annullata’, racconta ora l’avvocato Romoli. Che si sfoga amaro, ricordando come la Cassazione avesse fissato l’udienza ad aprile, salvo accorgersi all’ultimo momento diuna incompatibilità che ha prodotto uno slittamento, fino a mercoledì scorso: «Il palleggiamento tra Corte d’appello e Cassazione ha prodotto questa situazione, non è colpa degli imputati: ora speriamo in una corsia preferenziale per il nuovo processo, perché, quando vuole, la magistratura sa fare in fretta”.
“A Treviso, dove magistrati e carabinieri avevano lavorato a pieno ritmo per arrestare gli assassini dei Pelliciardi — l’obiettivo era svaligiare la villa di cui erano custodi, vuota per le vacanze — si usa la cautela. ‘Su una decisione della Cassazione non possiamo fare altro che adeguarci’, si limita a dire Michele Dalla Costa, il procuratore capo arrivato in città pochi mesi fa. Ma è proprio il tempo che manca: perché in teoria i sei anni di carcerazione scadrebbero a settembre, ma il primo ricorso ai supremi giudici ha sospeso per sei mesi il countdown: la scadenza ultima dovrebbe cadere a fine marzo, e a quel punto nulla si potrà fare per trattenerlo. A Daniele Pelliciardi resta, a questo punto, solo una giustizia astratta: la sentenza sul risarcimento di oltre un milione è diventata definitiva, ma — essendo i colpevoli nullatenenti — nessuno paga. Il suo avvocato ha fatto causa al governo, perché l’Italia non ha recepito la direttiva europea che istituisce un fondo di indennizzo per le vittime di reati violenti intenzionali che non possono essere risarciti dall’autore del delitto”.