Durante la pausa pranzo, una ragazza non vedente di 30 anni è andata in un bar di Treviso insieme ad alcune amiche e al suo cane-guida per un rapido spuntino. Il proprietario del locale, Marco Vitale, però, le ha impedito l’accesso al piano superiore a causa della presenza della bella femmina di Labrador, dotata di pettorina segnaletica della croce rossa e fedele compagna della ragazza. “Avevamo appena iniziato a salire su per le scale quando mi veniva negato l’accesso a causa della presenza del cane- racconta la donna- Le mie pacate rimostranze in merito alle funzioni speciali dell’animale a nulla valevano per cambiare l’atteggiamento del titolare del locale, il quale, con aria indispettita, mi provocava ulteriormente, invitandomi a salire le scale alla precisa condizione che io mi impegnassi a ripagargli una nuova pavimentazione nel caso in cui il cane avesse provocato danni alla stessa”.
A quel punto, la ragazza ha mostrato il documento identificativo dell’animale con l’indicazione della legge e delle sanzioni previste per chi ostacola l’accesso ai non vedenti con cane-guida ai pubblici esercizi (da 500 a 2.500 euro di multa come prevede la legge), manifestando subito dopo l’intenzione di rivolgersi alle forze dell’ordine. “Cosa che lui, con aria sprezzante, mi ha invitato a fare”, ha spiegato la donna.
Il titolare del “Biffi”, dal canto suo, ha ammesso l’accaduto spiegando che “la signora non è stata assolutamente fatta allontanare dal locale. Siamo soliti far entrare tutti i cani ma fino al bancone. Di sopra no. Fra l’altro quello era un momento in cui il piano era pieno di gente. In più, la donna era insieme ad altre amiche, vedenti, e poteva farsi accompagnare da loro”.
La protagonista, suo malgrado, dell’episodio, ha anche raccontato di altri fatti avvenuti in locali pubblici dove “sono stata fatta entrare solo dopo esplicita minaccia di rivolgermi alla polizia. Lo stesso è successo anche su alcuni autobus dell’Actt, azienda alla quale ho segnalato i fatti che non hanno, però, mai trovato riscontro”.
Anche Thomas Rossetto, vice presidente dell’Unione ciechi di Treviso, ha condannato l’accaduto definendolo “un fatto increscioso, impensabile in una città come Treviso”.
* Scuola di Giornalismo Luiss