TREVISO – Scoppia il caso di un ragazzino di colore che sarebbe stato bersagliato di cori razzisti durante una partita di calcio. L’arbitro ha scritto il suo verbale: “Dal 10° del 3° tempo a fine gara i sostenitori del Silea proferivano insulti discriminatori di origine razziale verso un giocatore avversario di colore”. Oggetto degli insulti durante una partita Esordienti del 19 marzo, un dodicenne del CasierDosson (Treviso). Ad urlare i genitori della squadra avversaria: il Silea, multato dal giudice sportivo con un’ammenda di 600 euro. I genitori di entrambe le squadre però smentiscono: non c’è stato nessun coro razzista, l’arbitro si è sbagliato.
“È stato montato un caso esagerato – dice al ‘Corriere della Sera’ il presidente del CasierDosson Flavio Ruzzenente – Non ci sono stati cori o singoli insulti. Nessuno ha sentito nulla. Mi hanno chiamato i genitori per dirmi che è un errore e che testimonieranno per il Silea”. I genitori che sono pronti a testimoniare sono 12: tutti della squadra del ragazzino in questione. “Testimonieranno tutti, per dire che di insulti razzisti non ce ne sono stati, che è solo un equivoco”, afferma Dario Liberale, dirigente del Silea. Che sull’arbitro dice: “È giovane, forse s’è confuso. È stato ripetuto il nome del nostro Romeo, con la “r” arrotata, e lui, a 30 metri, avrà capito “nero””.