Fanno discutere le motivazioni con cui il Tribunale per i minorenni ha respinto la richiesta di scarcerare Angelica V., la giovanissima rom condannata per il tentato rapimento della bambina di Ponticelli avvenuto nell’estate del 2008.
Angelica, condannata in primo grado e in appello, è in un istituto, dove non può prendersi cura della sua bambina. L’avvocato Cristian Valle ha fatto ricorso al Riesame, che ha respinto la richiesta, e successivamente fatto appello contro la decisione del Riesame stesso.
Ancora una volta i giudici hanno deciso di mantenere la ragazza nell’istituto: ma sono i motivi per cui hanno preso la decisione che suscitano perplessità. «Deve preliminarmente osservarsi – è scritto nel provvedimento – che allo stato, pur in assenza di condanna passata in cosa giudicata, l’appellante è stata ritenuta responsabile del reato ascrittole sia in primo grado sia in grado di appello. Tale circostanza rende, conseguentemente, meno efficaci le dichiarazioni di innocenza».
«Deve ancora sottolinearsi – proseguono i giudici – che il clamore mediatico della vicenda non è posto a base della decisione della Corte che, invece, ha evidenziato il considerevole allarme sociale che il reato in contestazione ha determinato e potrebbe determinare in caso di reiterazione, atteso che la minore non ha mostrato di aver iniziato alcun processo di rivisitazione del proprio operato. proprio quest’ultima circostanza emerge dalla relazione del 5 maggio 2009: «Non sembra aver interiorizzato quegli strumenti necessari ad una diversa ed alternativa scelta di vita».
