PORDENONE – “Mi ha picchiato Raschi”. Questo scriveva Trifone Ragone alla fidanzata Teresa Costanza 6 giorni prima che la coppia venisse uccisa a Pordenone. Ma chi è questo Raschi di cui parla il militare nella chat Whatsapp con la fidanzata? E perché se ne parla solo ora? Questo messaggio verrà sicuramente usato dalla difesa di Giosuè Ruotolo, il commilitone di Trifone accusato dell’omicidio. Scrive Urban Post:
Veniamo a conoscenza solo ora della esistenza di questi messaggi, giudicati irrilevanti ai fini delle indagini dagli inquirenti, che tuttavia, nonostante approfonditi accertamenti, non sarebbero riusciti ad identificare il fantomatico “Raschi”, né a trovare riscontri oggettivi della sue esistenza e del presunto pestaggio cui farebbe riferimento Trifone nei messaggi alla fidanzata. “Raschi è sicuramente una persona, anche se non sappiamo chi sia” – queste le parole dell’avvocato Rigoni Stern riportate da Il Messaggero Veneto – “Purtroppo solo da poco abbiamo potuto avere a disposizione questi elementi. Pensiamo che quando potremo esaminare le copie forensi emergeranno altri messaggi interessanti. Pensiamo che il fatto che Ragone abbia rivelato alla fidanzata di essere stato picchiato da una persona a noi ignota pochi giorni prima dell’omicidio sia molto rilevante. Una pista trascurata dagli investigatori”. Per la magistratura, invece, quello scambio tra i fidanzati non sarebbe affatto la prova di una rissa in cui sarebbe rimasto coinvolto Trifone, ma molto più presumibilmente “un combattimento sportivo o simulato, in palestra o in caserma”, scrive Il Messaggero Veneto, che al riguardo ha anche raccolto la testimonianza della madre di Ragone, Eleonora: “Mio figlio non era un facinoroso, non faceva a mazzate per litigare … ‘Raschi’? Potrebbe essere un errore di digitazione o un’italianizzazione di “rasch” che nel nostro dialetto barese indica l’essersi graffiati”.