UDINE – Al via il processo a carico di Giosuè Ruotolo, il militare campano di 27 anni accusato di aver ucciso i due fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza. Ruotolo, unico imputato dinanzi alla Corte di Assise di Udine, si è presentato in aula in abito scuro, giacca e pantalone, sopra un maglioncino scuro. Si è seduto al fianco dei suoi avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito, dinanzi alla corte presieduta da Angelica Di Silvestre e alla giuria popolare. Ha chiesto di non essere ripreso da fotografi e telecamere.
Non sarà citato in giudizio il Ministero della Difesa come responsabile civile del duplice omicidio. Dopo una breve camera di consiglio la Corte ha infatti respinto la richiesta presentata dall’accusa e dalle famiglie delle vittime poiché al tempo del delitto “l’imputato era in servizio presso la caserma Cordenons di Pordenone come una delle due vittime”. I legali dei familiari di Teresa e Trifone, hanno sottolineato “l’assoluta necessità della richiesta in quanto è stato accertato che Ruotolo durante gli orari di lavoro aveva messo in atto dei comportamenti di molestie nei confronti di Teresa, momento iniziale del disegno criminoso poi sfociato nel delitto. Diversi episodi si sono verificati in caserma ed è stato violato l’obbligo di vigilanza”.
Per la Corte però la richiesta di citazione del Ministero è da ritenersi infondata, poiché “estenderebbe in maniera impropria la responsabilità civile”. “Da quanto emerge – è la motivazione – l’omicidio è avvenuto in orario serale e non ci sono evidenze che siano stati utilizzati mezzi di proprietà della pubblica amministrazione”. L’udienza è dunque ricominciata con le questioni preliminari delle parti.
Trifone Ragone, pugliese di 28 anni e Teresa Costanza, siciliana di 30 anni, furono freddati con sei colpi di pistola nel parcheggio del Palazzetto dello Sport a Pordenone, la sera del 17 marzo 2015.
I genitori di Teresa, entrando in tribunale hanno detto ai cronisti: “Il nostro pensiero va a nostra figlia, ai ricordi. Non sappiamo come vivremo il processo. Abbiamo piena fiducia nella giustizia”. “Non vedevano l’ora che il processo cominciasse per avere la verità” anche i familiari di Trifone, hanno spiegato all’ingresso in aula i loro legali, gli avvocati Daniele Fabrizi e Simona Gasperini.