PORDENONE – Si chiama Giosuè Ruotolo il sospettato per l’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, la coppia di fidanzati uccisa in un parcheggio di una palestra di Pordenone lo scorso 17 marzo. Giosuè Ruotolo, caporal maggiore di Somma Vesuviana, commilitone di Trifone, finora, come spiega il Corriere della Sera, davanti agli investigatori ha sempre negato tutto: “Io non c’entro ma è giusto che indaghino, chi l’ha ucciso è disumano”. Ma ora Giosuè Ruotolo cambia versione:
Riconosce che sì, non è vero che è sempre rimasto a casa, che andò al palasport quella sera, che però non è mai entrato perché non trovava parcheggio e che allora decise di andare a correre fermando la macchina poco più in là. Ma che faceva freddo e rientrò dopo cinque minuti e che dunque la sosta si spiegherebbe così. Tutte cose che non aveva mai detto prima di settembre. Perché? «Per paura di compromettere il concorso alla Guardia di Finanza».
Diversi gli indizi contro Giosuè Ruotolo scrive Andrea Pasqualetto del Corriere della Sera: “La sua macchina intercettata da almeno due telecamere vicino al luogo del delitto, proprio a quell’ora, in una delle possibili vie di fuga, mentre lui aveva detto di essere rimasto a casa; un «buco» di sette minuti fra un passaggio e l’altro sotto le due telecamere, spiegabile solo con una sosta; il ritrovamento della pistola del delitto nel laghetto al quale si accede proprio da un cancello che si trova fra le due telecamere.