PORDENONE – Agli investigatori aveva detto che era solito andare in palestra il lunedì, il mercoledì e il venerdì, sempre alla stessa ora: tra le 17.30 e le 18. Ma quel tragico martedì 17 marzo, Giosuè Ruotolo, uscì di casa poco dopo le 19.30 diretto proprio sulla scena del crimine: il parcheggio del Palasport di Pordenone dove furono trovati assassinati Trifone Ragone, 28 anni e la sua fidanzata Teresa Costanza, di 30 anni.
Giosuè Ruotolo, caporalmaggiore di Somma Vesuviana, 26 anni, è l’ex coinquilino di Trifone nonché suo commilitone. Al momento è l’unico indagato per il duplice omicidio della coppia: la sera dell’agguato uscì di casa intorno alle 19.30. Lui ha detto agli inquirenti che voleva andare in palestra, ma per sua stessa ammissione non ci andava mai dopo le 18. Né tanto meno di martedì.
A rivelare i dettagli dell‘interrogatorio di Ruotolo è il settimanale Giallo che pubblica ampi stralci del verbale:
“In palestra andavo subito dopo aver terminato il lavoro, quindi tra le 17.30 e le 18, mentre Trifone ha iniziato ad andarci più tardi, verso le 20.30 e le 21, a volte addirittura alle 22, in quanto la palestra rimaneva aperta fino alle 23. Non ricordo esattamente per quanto tempo io e lui abbiamo frequentato la palestra di Pordenone negli stessi orari”.
“Successivamente – continua Ruotolo – Trifone ha iniziato ad allenarsi in orari diversi, sempre nello stesso palazzetto dello sport. Ciò è avvenuto nel 2013, poco prima di partire per Milano per l’operazione cosiddetta ‘Strade sicure’”.
“Per l’operazione cosiddetta “Strade sicure” io e Trifone siamo andati a Milano nell’ottobre del 2013. A Milano ci siamo rimasti quattro mesi e, al ritorno, Trifone ha continuato ad allenarsi in ambienti diversi dai miei. Da allora, io in palestra andavo solo saltuariamente, quasi mai. Non ho mai visto in palestra Teresa Costanza, la ragazza di Trifone. Io con Teresa non ho mai avuto modo di parlare. A parte il saluto che ci scambiavamo vedendoci a casa di sfuggita. Quando Trifone portava Teresa a casa, si chiudevano nella sua stanza. Capitava che io li vedessi passare quando andavano in cucina. Penso di aver visto Teresa quattro o cinque volte, e sempre prima che Trifone si trasferisse nell’appartamento di lei”.
Agli inquirenti Ruotolo dice di aver incontrato Teresa in poche rarissime occasioni e addirittura di non averci mai parlato. Ma i dubbi si focalizzano sui suoi spostamenti nel giorno del delitto: perché decise di andare in palestra in un giorno e ad un’ora insoliti per lui?
“Quel giorno – si legge dagli stralci pubblicati su Giallo – sono uscito alle 7.30 per andare al lavoro e sono rientrato a casa intorno alle 17, avendo finito di lavorare alle 16.30. Arrivato a casa mi sono diretto nella mia stanza e mi sono cambiato. Ho indossato una tuta, come faccio solitamente. Non ricordo se quel giorno ho messo la tuta verde o quella blu. Ho notato la presenza di entrambi i miei coinquilini, Daniele Renna e Sergio Romano, che erano nelle rispettive stanze con le porte aperte. Alle 18 sono andato nella mia stanza e ho cominciato a giocare al computer con un gioco on-line che si chiama “League of Legends”. In tutta la serata ho fatto tre partite, ma non di fila, anche perché tra una e l’altra ho fatto altre cose. Ricordo che ci sono state alcuni brevi telefonate, una decina in tutto, con la mia fidanzata Rosaria Patrone, ma non ricordo di preciso cosa ci siamo detti. Ci siamo scambiati anche dei messaggi con il telefono”.