PORDENONE – “Amore, ho fatto a mazzate”. Così scriveva in un sms rivolto alla fidanzata Trifone Ragone. E lo scriveva soltanto sei giorni prima di essere ucciso, insieme alla fidanzata Teresa Costanza davanti al palasport di Pordenone nel 2015. Di quel delitto è accusato (è notizia di ieri 1 aprile il no dei giudici alla richiesta di scarcerazione) Giosuè Ruotolo, un commilitone di Ragone.
Nella trasmissione Quarto Grado andata in onda nella serata di venerdì 1 aprile sono stati diffusi alcuni sms di Ragone risalenti a sei giorni prima del delitto. Li riporta il sito “Urban Post”:
In trasmissione stasera (ieri sera, ndr) sono stati mostrati questi messaggi inediti, emersi ieri in udienza: “Amore, ho fatto a mazzate”, scriveva l’11 marzo 2015 (sei giorni prima di essere assassinato) Trifone a Teresa, “Amore ma che dici, mi fai preoccupare”, rispondeva lei. “Un casino, zigomo rotto”, spiegava il militare, facendo riferimento a un misterioso “Raschi” la cui identità gli inquirenti non sarebbero riusciti a scoprire.
La domanda sorge spontanea:
Chi è la persona con cui Trifone aveva fatto a botte, poco prima di essere ucciso? E perché quello scambio di messaggi sarebbe stato ritenuto dagli investigatori irrilevante per le indagini? L’avvocato di Ruotolo, Roberto Rigoni Stern, a fine udienza ieri ha dichiarato ai cronisti di Quarto Grado: “Ricorreremo alla Cassazione contro la conferma della custodia cautelare in carcere di Ruotolo”, anticipando l’intenzione di sollevare molte obiezioni nei confronti del quadro accusatorio, in primis la presunta debolezza del movente, giacché con la revoca dei domiciliari per Rosaria, tornata dunque in libertà ma sempre indagata per favoreggiamento, ora verrebbe meno un pezzo del teorema accusatorio nei confronti del suo assistito.
Intanto ieri è arrivato il no alla scarcerazione di Ruotolo. Importante punto a favore dell’accusa nelle indagini per il duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i fidanzati di Pordenone. Spiega l’Ansa che la decisione del Riesame di Trieste di rigettare l’istanza di scarcerazione di Giosuè Ruotolo pone gli investigatori in una posizione di forza (la loro tesi è che sarebbe stato il militare campano a fare fuoco, nella notte del 17 marzo 2015, fuori dal Palasport, uccidendo Trifone Ragone e Teresa Costanza). Dalla Procura nessun commento ufficiale, ma traspare la soddisfazione nel veder riconosciuta la bontà del lavoro che ha visto impegnate una cinquantina di persone per oltre un anno: personale che sta ultimando le verifiche, ma che non sarebbe sulle tracce di alcun complice, come ventilato da qualche indiscrezione. L’unico elemento su cui i Carabinieri stanno cercando di fare luce, continua l’Ansa, è su come Ruotolo possa essere entrato in possesso della pistola Beretta. Circa gli indagati, a parte quelli attuali ci furono soltanto, per qualche giorno nel mese di settembre, i due coinquilini e commilitoni di Ragone e Ruotolo, e un testimone reticente, ancora nelle primissime fasi dell’inchiesta: tutte posizioni archiviate.