PORDENONE – Giosué Ruotolo, il militare campano accusato del duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone, è stato arrestato. Fino a oggi il giovane militare era stato indagato per l’omicidio della coppia ma era rimasto a piede libero. Ora l’arresto, a segnare una svolta nell’inchiesta sulla morte di Trifone Ragone e Teresa Costanza avvenuto quasi un anno fa.
Anche la fidanzata di Ruotolo, Maria Rosaria Patrone, è stata arrestata, ma per lei il giudice ha deciso i domiciliari. La donna è accusata di favoreggiamento per aver aiutato Giosué Ruotolo nell’eludere le investigazioni.
Giosuè Ruotolo ha un silenzio da spiegare, un silenzio sospetto. Secondo quanto riferisce il sito specializzato in cronaca nera Urban Post il giovane militare campano la sera del 17 marzo 2015 era passato dalla palestra dove Trifone Ragone e Teresa Costanza erano stati uccisi. Proprio negli stessi minuti. E quella sera ha fatto molte telefonate alla fidanzata, Rosaria Patrone, quel giorno a Somma Vesuviana. Prima e dopo l’omicidio. Ma senza mai parlare di quella che in pochi minuti era diventata una notizia di primo piano in città. Tutti ne parlavano, a maggior ragione amici e parenti dei due ragazzi freddati a colpi di pistola. Curiosamente, l’amico commilitone, ora accusato del duplice omicidio, non ne fece parola alla fidanzata. Un silenzio sospetto, come spiega Urban Post:
Quella sera – come da lui dichiarato tardivamente agli inquirenti, dopo avere mentito sul suo alibi ed essere stato ‘smascherato’ dai video delle telecamere piazzate in prossimità del centro sportivo – Giosuè si era recato in palestra per allenarsi, stranamente rispetto al suo solito, dopo le 19, ma se ne sarebbe andato subito perché non vi era un parcheggio. Proprio lì, negli stessi attimi, il suo commilitone e la fidanzata vengono giustiziati con cinque colpi di pistola alla tempia, e lui, avendo appena appreso la notizia dal tg, non ne avrebbe parlato con Rosaria. Come è possibile? Quella sera Ruotolo e la fidanzata si erano sentiti assiduamente con telefonate e via chat; unica interruzione dei contatti fra le 19.15 e le 20.03, quando cioè Giosuè andò in palestra, e quando Teresa e Trifone furono uccisi. Un black out che insospettisce non poco gli inquirenti, che se aggiunto alla omissione fatta dall’indagato nella telefonata delle 22 a Rosaria, andrebbe a costituire un ulteriore indizio a carico del 26enne indagato.