PORDENONE – Rosaria Patrone mandava sms “deliranti” a Giosuè Ruotolo, fingendo di volta in volta di essere la madre o la sorella che avvisava il giovane di un ricovero della fidanzata. E tutto questo, secondo gli inquirenti, la Patrone lo faceva per costruirsi un alibi: qualcosa Trifone Ragone avesse davvero, come diceva, denunciato Ruotolo per quel profilo Facebook anonimo dal quale disturbava Teresa Costanza, lei era pronta ad addossarsi la responsabilità. Ammettendo di essere disturbata ed evitando, quindi, una condanna pesante. Ma quegli sms cessano di colpo. Cessano il 17 marzo 2015, quando Ruotolo passa ai fatti e uccide Trifone e Teresa. A quel punto la messinscena non serviva più.
Gli sms li riporta l’ordinanza con cui il Gip di Pordenone Alberto Rossi ha disposto le misure cautelari nei confronti della coppia indagata. Una “inquietante attività di simulazione – scrive il giudice – con palesi rappresentazioni artefatte e di contenuto delirante attuata dalla Patrone, a riprova della elevata criticità comportamentale caratterizzante la relazione tra i due soggetti”. Nei messaggi Rosaria Patrone, fingendo di essere la propria madre, la sorella o il proprio avvocato, avverte Giosuè di aver subito emorragie cerebrali, ematomi al cervello, ricoveri in coma, arresti cardiaci, morbo di Parkinson, ricoveri in rianimazione, emorragie interne, perfino la morte e il ricovero in obitorio.
La traccia dei messaggi inizia nel novembre 2014, il periodo in cui si presume possa essere avvenuta la lite tra Trifone e Giosuè scaturita dalla scoperta del profilo Facebook con cui Ruotolo molestava Teresa Costanza, e cessa improvvisamente e totalmente dopo il 17 marzo 2015, “ad evidenziare – scrive il Gip – l’immediata e profonda cesura che da tale giorno si è verificata nella relazione tra i due e la logica connessa conoscenza da parte della Patrone delle circostanze tali da determinarla”.
L’ipotesi della Procura di Pordenone è quindi di una messinscena, che dopo l’eliminazione dei due fidanzati non aveva più senso di essere rappresentata, non essendoci più pericolo di denuncia da parte di Ragone, e quindi il rischio che un’eventuale indagine ponesse fine alla carriera di Ruotolo nelle Fiamme Gialle. La Patrone recitava per gli inquirenti la parte della “pazza”, così da essere eventualmente scusata in caso di aperture di un fascicolo di indagine, pronta ad assumersi tutta la colpa dello stalking.