Le indagini illegli della security di Pirelli e Telecom e l’attenzione degli allora vertici per chi desse notizie al giornalista Massimo Mucchetti o chi fossero i soci occulti del Fondo Oak o cosa facesse Carlo De Benedetti sono tornate al centro della cronaca giudiziaria nelle ultime settimane.
Due sono i fatti che ne hanno fatto di nuovo parlare: il processo in corso a Milano in cui è stato sentito come testimone Giuliano Tavaroli, ex capo della sucurity stessa; la sentenza della Corte di Cassazione in un processo per appropriazione indebita che aveva al fondo la domanda se quelle indagini fossero o non fossero state commissionate da Marco Tronchetti Provera, all’epoca presidente della Telecom.
L’interrogatorio di Tavaroli risale a mercoledì 6 giugno 2012. Tavaroli ha detto: “Tronchetti non mi diede mai nessun incarico di indagare su alcun partito italiano o estero o extraplanetario”. Mai Tronchetti gli ha “commissionato qualsiasi tipo di attività di dossieraggio sui Ds in relazione all’Oak Fund” che, stando ai report confezionati dall’investigatore privato Emanuele Cipriani, sarebbe stato riconducibile al partito allora guidato da Massimo D’Alema: ”Il dossier fu chiesto da Buora e Tronchetti in quanto esistevano sospetti che dietro il fondo ci fossero manager di Telecom e Pirelli. L’operazione andò avanti a lungo e solo all’ultima pagina dell’ultimo rapporto mi resi conto che riguardava un partito italiano”. Quindi la negazione (Tronchetti non ordinò di indagare sui Ds) conferma l’ordine di indagare lo diede Tronchetti).
Stando alle carte della Cassazione, sono state più di quaranta le operazioni condotte dagli investigatori privati per conto di Pirelli Telecom. L’elenco fa impressione. A parte quella denominata “Oak Fund”, nell’elenco figurano operazione che hanno anche un senso, come quelle per accertare eventuali infiltrazioni terroristiche. Ma ce ne se sono altre che appaiono un po’ difficili da capire: “Paperino” per analizzare l’organizzazione della concorrente Michelin; “Demi Moore” per accertare se la segretaria di un legale di Telecom avesse azioni di una società che aveva una quotda di Telecom; “Macumba” sulla moglie del fratello di Tronchetti; “Ladroni” su un arbitro di calcio; Relativess” sugli affari del fratello di Afef, moglie di Tronchetti; “Mucca pazza”, con “servizi di osservazione, pedinamentom controllo vario e tentativi d intrusione informatica” nei confronti del giornalista Massimo Mucchetti prima vice direttore del settimanale Espresso e poi del Corriere della Sera; “operzione RCS”: intrusione informatica nel computer di Vottorio Colao, neo amministratore (siamo nel 2004) della Rcs; “Radiomaria-Svanity Fair” con “riferimento a notizie e foto scandalistiche” di Afef, moglie di Tronchetti, apparse sul portale Svanity Fair e Barbiere della Sera: verifica di “eventuali accessi abusivi nel computer” dell’uomo delle pr di Afef e “bombardamento di traffico” dei due siti di gossip per “paralizzarne la diffusività” (parole della sentenza); “Cir-De Benedetti”: accertamenti “nei confronti di Carlo De Benedetti e della Cir, oltre che nei confronti di “un gran numero di esponenti politici e del mondo della finanza e dell’economia (tra gli altri Gnutti, Della Valle, Tremonti)” (sempre parole della Cassazione).
La Cassazione ha risposto sì al quesito su chi avesse ordinato le indagini, dando ragione al Gup di Milano, che aveva assolto gli investigatori coinvolti, perché i soldi delle indagini non erano a fronte di prestazioni fasulle, ma pagamento di prestazioni chieste dai vertici dell’azienda e aveva quindi dato torto alla Procura della Repubblica di Milano, che sosteneva in contrario, in un caso esemplare di contrapposizione assoluta di visioni tra due organi dell’apparato giudiziario.
Nel linguaggio para legale della agenzia Ansa, secondo la Cassazione, è “fondata su elementi chiari” e “immune da vizi logici” la sentenza del gup di Milano che, il 9 maggio 2010, “ha disposto il proscioglimento dell’ex agente del Sismi Marco Mancini e dell’investigatore privato Emanuele Cipriani, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti dossier illegali e le accuse di appropriazione indebita ai danni del gruppo Telecom Pirelli”.
Continua la Cassazione: “Si tratta di una sentenza che si pone sul piano della razionale ricomposizione dei fatti e delle condotte degli imputati e delle implicazioni probatori da essa ricavabili, su una linea di assoluta chiarezza enunciativa e logica, immune da incoerenze e contraddizioni di immediata rilevabilità”
“Il gup ha dimostrato, scrive la Cassazione, come le attività informative commissionate tra gli altri, al Cipriani, rispondevano a interessi aziendali delle società Telecom Pirelli”.
Sul Corriere della Sera, Luigi Ferrarella ha spiegato un po’ meglio: “I dossier prodotti nel 2001/2005 dalla Security di Giuliano Tavaroli, con gli 007 privati Cipriani e Bernardini, per la Suprema Corte erano «tutti volti a tutelare interessi effettivi, quand’anche potenziali, delle due società. Vale anche per le operazioni relative alla persona del presidente Tronchetti, perché proteggevano interessi aziendali attraverso la tutela della sua sicurezza fisica e della sua immagine pubblica»: capitolo in cui la Cassazione iscrive «ad esempio le operazioni dettate dalla personale acrimonia del presidente; il giornalista Mucchetti, vicedirettore del Corriere; la sindaco Casiraghi, sospettata di scarsa fedeltà agli interessi del management; le attività lobbistiche della consulente Fancello».
Secondo la Cassazione, riferisce Ferrarella, “la sostanziale illiceità” dei dossier corrispondeva “a precise scelte aziendali, cui è difficile considerare estranei i vertici”, rilevando di questi ultimi i “modesti coefficienti di credibilità” per le “elusive dichiarazioni” rese “dal presidente Tronchetti allorché assume in buona sostanza di aver ignorato le attività della Security”.