ROMA – Non più solo bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani: la vita si allunga e le età si moltiplicano. Ecco così i “giovani adulti”, i “tardo-adulti”, i “giovani anziani” e i “grandi anziani”. La demografia aumenta le classificazioni delle stagioni dell’uomo: da cinque a nove. I sessantenni, fino a poco tempo fa considerati “anziani”, sono oggi “tardo-adulti”.
Tra le tradizionali età che restano ci sono quelle dei bambini, fino a dieci anni, degli adolescenti, fino a 20, e dei giovani, fino ai 25. Poi, però, come dimostrano rottamatori e co., non si è ancora adulti veri e propri, ma “giovani adulti“. Gli ultimi ricordi di giovinezza, almeno nella terminologia, spariscono a 35 anni. Con questo giro di boa non si hanno più scuse: si è adulti.
Come si diceva, questa nuova classificazione fa sentire meglio tanti sessantenni (tra i 55 e i 64 anni, per essere esatti): non sono ancora anziani, ma “tardo-adulti”. Del resto se negli anni Cinquanta l’aspettativa di vita era di 60 anni per gli uomini e di 65 per le donne ora si è alzata rispettivamente a 80 e 85 anni.
L’anzianità arriva gradualmente: fino ai 75 anni si è “giovani anziani”. Anziani tout court lo si è solo tra i 76 e gli 84 anni. Per chi arriva oltre, tornano i ricordi dei “maiores” latini: si è “grandi anziani”.
