MILANO – Umberto Costamagna è un imprenditore cattolico. Presidente della società di call center Call & Call, 58 anni, ha deciso di fare un passo a dir poco progressista verso i propri dipendenti: dal 1° agosto la sua azienda riconosce il congedo matrimoniale anche alle coppie omosessuali. Quindi chi si sposa (all’estero nel caso delle coppie gay, visto che in Italia nozze di questo tipo non sono permesse) ha diritto a 15 giorni di assenza retribuita dal lavoro.
Al Corriere della Sera ha spiegato:
“L’ho detto scherzando al mio parroco: ‘Voglio fare questa cosa, mi assolve?’. Mi ha risposto che non c’è niente di male. Ho anche la benedizione del prete. Riconoscere i diritti delle persone, farle stare bene non è buonismo: significa farle lavorare meglio. Come dice il cardinale Dionigi Tettamanzi, l’etica nel mondo dell’impresa non è un freno, è un’accelerazione”
La decisione Costamagna l’ha presa dopo che una sua dipendente di 30 anni, Elisa, ha chiesto il permesso per poter andare a sposarsi con la compagna Valentina il 30 settembre in Germania. Dopo la prima risposta dei responsabili del personale “la legge non lo prevede”, racconta Elena Tebano sul Corriere della Sera, la vicenda è stata segnalata a Costamagna, che a quel punto ha concordato con i sindacati di introdurre il congedo per tutti gli sposi.
In realtà quello di Call & Call non è il primo caso del genere in Italia. Già multinazionali come Citibank o Ikea. L’azienda di Costamagna, con i suoi 2.300 lavoratori assunti a tempo indeterminato e 200 a tempo determinato in sei sedi da Cinisello Balsamo a Locri, è molto radicata sul territorio nazionale, ma ha deciso di seguire l’esempio. Nonostante l’Italia sia un Paese fortemente cattolico, come è lo stesso Costamagna. Che cita Papa Francesco:
“Io non entro nelle questioni morali, se non lo fa il Papa perché dovrei farlo io?”