PALERMO, 3 FEB – ''Dopo la morte di Falcone, Borsellino sapeva che lui sarebbe stato il prossimo, era conscio del destino che lo attendeva e sembrava che non volesse opporsi a questa sorte''. A parlare degli ultimi giorni di vita del magistrato ucciso il 19 luglio del 1992 in via D'Amelio e' il colonnello Umberto Sinico, ufficiale dei carabinieri che presto' servizio all'Anticrimine nel capoluogo siciliano nel periodo delle stragi mafiose. Sinico ha deposto, come teste della difesa, al processo al generale dell'Arma Mario Mori, accusato di favoreggiamento alla mafia.
Il testimone, che ha sottolineato gli ''ottimi rapporti tra Borsellino e il Ros di Mori'', ha raccontato che a fine giugno del '92, insieme al maresciallo Antonino Lombardo, poi morto suicida, incontro' un confidente in carcere, il mafioso di Terrasini Girolamo D'Anna. ''D'Anna – ha detto il colonnello – ci spiego' di aver saputo in ambiente carcerario che si stava preparando un attentato a Borselino e che l'esplosivo era gia' arrivato a Palermo''.
''Lo riferimmo subito a lui – ha aggiunto – e Borsellino, anche facendomi arrabbiare, mi disse: 'Lo so, ma devo lasciare qualche spiraglio, altrimenti se la prendono con la mia famiglia'''.