TREVISO – Guai a toccargli la penna nera d’alpino, il tricolore e l’inno di Mameli. Lo ‘sceriffo’ Giancarlo Gentilini, leghista della prima ora, non lo ha mai nascosto e lo ribadisce con orgoglio soprattutto ora alla vigilia dei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia smarcandosi dal suo precettore Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso e segretario veneto della Lega. Gentilini fa spallucce e da tempo annuncia da più parti che ci sarà ai festeggiamenti, mentre Gobbo ribadisce anche oggi che non sono previste iniziative: qualsiasi evento celebrativo a Treviso sarà gestito dall’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea (Istresco); organismo che non ha aderenze con l’amministrazione comunale.
”Il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia – ricorda Gobbo – per i veneti potrà eventualmente essere ricordato fra cinque anni, risalendo al 1866 l’annessione della regione al Paese”. Un concetto in linea con la convinzione che non c’è bisogno ”dell’ennesima orgia di retorica risorgimentale” visto che l’unità d’Italia fu una sorta di forzatura ”imposta da una ristretta minoranza” fondata sulla propaganda e sull’interventismo militare. Meno tranciante la posizione di Leonardo Muraro, presidente della Provincia e altro leghista di peso. Per lui, sarebbe meglio spendere i soldi a sostegno del territorio e delle famiglie segnate dalla crisi piuttosto che organizzare eventi per i 150 anni dell’unità.
Ancor più di questi tempi con le casse degli enti locali di fatto prive anche delle risorse per i servizi di base. Intanto, il vice sindaco Gentilini è già col pensiero a Torino dove ha annunciato sfilerà all’adunata degli alpini con il Tricolore. In un’altra città veneta, Verona, l’altro big della Lega, Flavio Tosi, ha detto che l’anniversario lo festeggerà anche perché non bisogna dimenticare ”che il sindaco è il sindaco di tutti i cittadini” e che in una città come Verona ”sarebbe poco opportuno non ricordare un avvenimento storico di tale portata”.