ROMA – Università. Baroni contro ricercatori: un round agli over 70. La Corte Costituzionale restituisce ai professori universitari il diritto a chiedere una proroga di due anni oltre alla pensione: a 70 anni, il supplemento di tempo allontana dello stesso tratto la possibilità per un ricercatore di ottenere una cattedra e diventare ordinario.
La battaglia generazionale (al momento entra un ricercatore ogni 5 professori che escono) si combatte a suon di norme giuridiche. Una sentenza della Consulta ha dichiarato incostituzionale un articolo della Legge Gelmini che faceva divieto di autorizzare proroghe oltre il naturale pensionamento.
I ricercatori sono delusi, la legge permette ai professori di fare richiesta motivata e presentarla in ateneo dove sarà il Senato accademico a prendere la decisione finale. Stupisce che anche il convincimento dei rettori e delle università sia contrario alla pronuncia degli alti magistrati. Significa, come sottolinea Giovanni Puglisi, rettore allo Iulm di Milano, che “si tratta senza dubbio del salvataggio di una norma corporativa e protezionistica. È un regolamento che va a proteggere gli alti ranghi delle università, non certo i giovani ricercatori”.
In quasi tutte le più grandi università italiane l’orientamento è quello di non concedere proroghe, soprattutto per un problema di sostenibilità economica. Ma allora perché, a parte le esigenze di baronaggio, conferire alle università la possibilità di trattenere in servizio i professori e perché questi, dopo i 70 anni non vogliono lasciare? Risponde ancora Giovanni Puglisi intervistato da Repubblica:
Il punto è questo. Non credo che i grandi maestri lo farebbero: loro hanno interesse a mandare avanti i giovani allievi. Chi ha interesse, quindi? O gli atenei che non vogliono perdere figure di riferimento, ma sono casi rari. Oppure la categoria di quelli che hanno vinto in passato la “lotteria” di una cattedra: ovvero coloro che rimangono abbarbicati alla poltrona. Ma sarà difficile chepossano incontrare il consenso degli atenei (Luca De Vito, Repubblica).