Il rapporto tra i giovani laureati italiani e il mondo del lavoro costituisce un autentico paradosso: migliaia di dottori non trovano lavoro, ma allo stessomolte aziende cercano laureati pressoché introvabili. Le cause, come spiega “Il Messaggero” nell’articolo di Anna Maria Sersale, sono tante: errori di programmazione, lauree facili e un sistema universitario che invece di premiare il merito ha preferito fare cassa con gli immatricolati.
«C’è uno squilibrio tra domanda e offerta di laureati, con un esubero nel settore politico-sociale, psicologico, letterario, linguistico e biologico. Resta insoddisfatta, invece, la domanda nei settori economico-statistico, sanitario e ingegneristico, che ancora promettono sbocchi. Mentre la disoccupazione giovanile cresce, ci sono aziende che cercano laureati introvabili. Quali le figure carenti sul mercato? In testa ci sono gli infermieri, i fisioterapisti e gli addetti alla meccanica e all’elettronica», la denuncia è di Claudio Gentili, direttore Education di Confindustria.
«Faccio un esempio – continua Gentili – che riguarda gli ingegneri: prima della crisi ne mancavano all’appello 31mila, ora siamo scesi a quota 13mila. Significa che, nonostante il calo di richieste causato dalla congiuntura economica, gli ingegneri che escono dalle nostre facoltà sono ancora pochi e non soddisfano le necessità del mercato. Pochi mesi fa avevamo lanciato un appello sulle carenze numeriche dei diplomati nel settore meccanico ed elettronico, che ha 76mila posti scoperti».
Il problema è che ci sono gravi carenze di programmazione. «Ecco perché – sottolinea l’esperto di Confindustria – in Italia sono più penalizzati i giovani, con percentuali di disoccupazione che hanno toccato il 28%, mentre per gli adulti la disoccupazione si mantiene sotto l’8% (tanto che stiamo meglio di altri Paesi europei, che hanno la media del 9%)». «Dovremmo migliorare le politiche di orientamento e la programmazione delle lauree – ammette Franco Cuccurullo, rettore di Chieti e presidente del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario – In medicina, per esempio, nel prossimo quinquennio mancheranno laureati: per motivi anagrafici ci sarà l’uscita di interi contingenti. Negli anni ’70 c’era stato il boom di iscrizioni, poi, per non creare medici disoccupati, abbiamo istituito il numero programmato. Ma dal prossimo anno il ministero dovrà rivedere le “quote” e aumentare il numero delle matricole».
Altrimenti, c’è il rischio di cominciare a importare medici dai Paesi stranieri, come già accade in Gran Bretagna.