SAVONA – Un duro attacco a Tirreno Power di Vado Ligure è stato portato dal Procuratore della Repubblica di Savona, Francantonio Granero, il quale ha detto senza mezzi termini: “Sono 400 i morti tra il 2000 e il 2007 causati dalle emissioni della centrale di carbone”.
La dichiarazione, nota Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera, “è choc”. Queste le parole del Procuratore capo Francantonio Graneo:
“Senza la centrale a carbone di Vado tanti decessi non ci sarebbero stati… 400 morti dal 2000 al 2007”.
La Tirreno Power è controllata al 50% da Gaz de France (Gdf-Suez) e partecipata al 39% da Sorgenia del Gruppo Cir della famiglia De Benedetti, insieme con le utility Iren ed Hera, che ne detengono indirettamente il 5,5% a testa.
Osserva Andrea Pasqualetto:
“Alla grana giudiziaria di Tirreno Power si stanno sommando i problemi finanziari di Sorgenia che lunedì aveva comunicato di avere un’autonomia di un mese. Anche per questa ragione ieri a Piazza Affari il titolo Cir ha subito una flessione di oltre il 3%. Alla grana giudiziaria di Tirreno Power si stanno sommando i problemi finanziari di Sorgenia che lunedì aveva comunicato di avere un’autonomia di un mese. Anche per questa ragione ieri a Piazza Affari il titolo Cir ha subito una flessione di oltre il 3%”.
Secondo il Procuratore capo di Savona Granero, ci sarebbero stati anche “tra i 1700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d’asma tra il 2005 e il 2012″.
I consulenti della procura hanno mappato una ‘zona di ricaduta delle emissioni’ della centrale e hanno escluso come causa delle patologie il traffico automobilistico, altre aziende della zona e i fumi delle navi in porto. Il perimetro della mappa riguarda quasi tutta Savona, Vado, Quiliano, Bergeggi e in parte Albisola e Varazze.
Nell’inchiesta risultano indagati per disastro ambientale Giovanni Gosio ex direttore generale, dimessosi alcune settimane fa, e il direttore dello stabilimento Pasquale D’Elia. Ci sarebbe anche un terzo indagato di cui non si conosce il nome. Alla luce delle dichiarazioni fatte dal procuratore non è escluso che per gli indagati ci siano ora nuovi capi d’imputazione.
Le dimissioni di Gosio furono motivati dall’azienda “per aver concluso il piano industriale”, ma potrebbero anche essere state dettate dalle difficoltà di far crescere lo stabilimento in un momento in cui la magistratura aveva messo sotto osservazioni le emissioni della centrale. Già adesso Tirreno Power è la sesta azienda per produzione di energia in Italia.
Alle affermazioni del procuratore replica l’azienda sottolineando che le consulenze della procura sono “di parte” e non sono mai state sottoposte “a un contraddittorio. Non si comprende quale sia stato il metodo di valutazione di esposizione agli inquinanti. Tale mancanza di chiarezza è accompagnata dall’assenza della doverosa analisi di robustezza, di sensitività e quindi di affidabilità globale del metodo adottato. Anche per questo motivo non si può affermare in concreto alcun nesso di causalità”.
Tirreno Power invita ad “una maggiore prudenza considerando la forte rilevanza anche emotiva che i temi trattati rivestono e che dovrebbero essere tuttavia sempre suffragati da fatti comprovati anziché da ipotesi di parte le cui fondamenta sono tutte da verificare”.
Da tempo ambientalisti e comitati di cittadini avevano lanciato un allarme sulle emissioni della centrale di Vado. Ora l’attività d’indagine della procura, sembrerebbe avere in mano dati e certezze: i fumi di quelle ciminiere uccidono.