NAPOLI – Il direttore dell’Avanti Valter Lavitola, detenuto nell’ambito dell’inchiesta su contributi all’editoria e corruzione internazionale, deve restare in carcere perché “c’è il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato”: lo dice, in sintesi il Tribunale del Riesame di Napoli nelle motivazioni dell’ordinanza con cui è stata confermata la custodia in carcere per Lavitola.
Secondo il Tribunale sussiste il pericolo di inquinamento delle prove in considerazione ”della peculiare scaltrezza e abilità” di Lavitola ”che operava con disinvoltura e competenza tecnica avvalendosi per l’esecuzione del proprio ampio disegno criminoso di fedeli collaboratori”. Il direttore dell’Avanti non avrebbe esitato ”a stimolare la distruzione di documenti pericolosi e la raccolta di informazioni sulle proprie vicende processuali anche mentre si trovava latitante all’estero”.
Per quanto riguarda il pericolo di reiterazione dei reati, il Tribunale sottolinea, tra l’altro, ”i gravissimi casi di corruzione internazionale caratterizzati da una preordinazione attenta e concentrata con i vertici pubblici stranieri” ritenuti ”completamente asserviti” a Lavitola e ”agli interessi economici di cui era il portatore”. I giudici definiscono ”inquietante la capacità di individuare enormi quantità di denaro e di gestirne senza difficoltà il trasferimento all’estero”.
