NAPOLI – Nella lettera inviata al Consiglio di amministrazione del Forum delle Culture 2013, con la quale Roberto Vecchioni ha rassegnato le sue dimissioni da presidente, l'artista parla di ''impegni qualitativamente e quantitativamente eccedenti'' alle sue disponibilita' ma anche di rinuncia ''con rammarico ma irrevocabile'' in considerazione ''delle controverse accoglienze manifestatesi fin dal semplice annuncio dell'incarico e delle reiterate polemiche'', che Vecchioni valuta ''in gran parte strumentali''.
Nella missiva l'artista esprime gratitudine nei confronti di chi ha indicato il suo nome alla presidenza del Forum e, in particolare, amore nei confronti di Napoli e dei napoletani.
L'artista non esclude la possibilita' di poter collaborare a iniziative e manifestazioni che saranno inserite nel Forum del 2013. Nella missiva Vecchioni non dimentica riferimenti alle polemiche innescate sul suo compenso, scoppiate circa un mese fa, e ribadisce la disponibilita' a collaborare in prima persona con il sindaco De Magistris nell'ambito del Forum.
''So bene di dover mettere in conto un'altra ondata di polemiche'' ma ''mi piacerebbe non si pensasse che lascio per le chiacchiere basate sul nulla''. Cosi', in una lettera inviata a Repubblica, Roberto Vecchioni motiva le sue dimissioni da presidente del Forum delle Culture 2013.
''Me ne sono fottuto. Delle falsità sul mio compenso e del compenso stesso – scrive -. Delle beghe intorno alla mia nomina, della luce e del telefono che in sede non c'erano perché i soldi non si riuscivano a sbloccare, delle insolvenze che ereditavo e non lo sapevo. Ho vissuto l'idea del forum emozionato come un bambino, pensandola come una meravigliosa possibilità per me ma soprattutto per la città''.
Ai progetti per il forum, spiega, è poi seguita ''la realtà'': ''via via che le cose proseguivano, diventava sempre più chiaro dentro, che un artista, anche un poetucolo come me, poco ha a che fare con i meccanismi per lui astrusi, arcani, insondabili di qualsiasi realtà politica, a meno di far la fine dell'albatros di Baudelaire, perché una cosa è il sogno, altra cosa sono 'gli intrecci misteriosi che legano gli uomini al viver sociale'''.
''Mi sembra giusto che torni a fare quello che so fare – conclude – Io resto un poetastro e quello che so fare è scrivere, fare canzoni e cantarle alla gente''.