L’ex segretario del Partito Democratico Walter Veltroni chiede al ministro della Giustizia Angelino Alfano di riaprire le indagini sulla morte di Pierpaolo Pasolini. In una lettera aperta, pubblicata dal Corriere della Sera, Veltroni racconta le circostanze della morte dello scrittore e denuncia una serie di errori durante l’indagine.
Per Veltroni, infatti, nonostante per l’omicidio di Pasolini sia stato condannato Pino Pelosi, troppe circostanze nel delitto devono ancora essere chiarite. Scrive l’ex leader del Pd che, in quegli anni gli accertamenti sulle scene del crimine erano tutt’altro che meticolosi. Veltroni costruisce un parallelo tra il caso Moro e quello di Pasolini: in entrambe le situazioni c’era troppa gente che camminava sulla scena del delitto cancellando indizi e alterando il quadro probatorio in modo irrimediabile.
Non solo. Sempre secondo Veltroni non regge l’ipotesi che Pelosi abbia agito da solo. Nella sua macchina, infatti, sono stati trovati oggetti non appartenenti nè a lui nè a Pasolini. C’è di più: lo scrittore fu picchiato selvaggiamente e venne ritrovato in un lago di sangue. Pelosi parla di una colluttazione violenta. Eppure lui non riportò che qualche graffio. Insomma, secondo Veltroni, c’era qualcuno e la storia del “ragazzo di vita” che agisce da solo semplicemente non sta in piedi.
«Ora – conclude Veltroni – la scienza e le tecnologie possono aiutarci a dire una parola definitiva». Meglio tardi che mai.