Doveva stare accanto alla figlia di tre anni colpita dalla leucemia. Ma il datore di lavoro ha deciso di licenziarla in tronco. È successo a Cavallino, in provincia di Venezia. S.B., queste le iniziali della donna aveva chiesto l’aspettativa senza retribuzione al suo capo, ma qualcosa è andato storto. «Prima mi ha chiesto di dare le dimissioni – ha detto la donna al quotidiano La Nuova di Venezia e Mestre – perché aveva un sacco di lavoro e non poteva lasciare sguarnito il mio posto, poi mi ha inviato una lettera di licenziamento perché il lavoro era calato. Dopo ben 10 anni di lavoro nello stesso posto mi è arrivato il benservito nel momento più difficile. Grazie allo Sportello Uildm e all’Inps, che hanno accelerato al massimo le pratiche, sia per l’invalidità della bambina, sia per ottenere il congedo retribuito che mi spetta per legge, speravo di poter affrontare questo difficile momento, anche con un po’ di serenità economica, quando invece mi è arrivata questa nuova tegola. Non me lo aspettavo di certo, dato che mi sono sempre comportata correttamente nel mio ambiente di lavoro».
La legge sembra comunque dare ragione al datore di lavoro. «Purtroppo – ha aggiunto la donna – anche se per legge il licenziamento effettuato in questo modo è da considerarsi illegittimo, il datore di lavoro con meno di 15 dipendenti, può arbitrariamente licenziare senza renderne conto alla giustizia, come mi ha riferito un avvocato interpellato sulla questione».
Ma il datore di lavoro respinge ogni accusa. «Sono esterrefatto – ha dichiarato al quotidiano l’ex datore di lavoro – e amareggiato perché la scelta era scaturita da un colloquio sereno con la ex dipendente sul suo futuro lavorativo arrivato dopo due mesi di attesa in cui era mancata dal posto di lavoro. La questione è stata affrontata con tutta la delicatezza e sensibilità del caso arrivando ad una soluzione di comune accordo, peraltro in linea con la legge, motivata dal reale calo di lavoro a cui abbiamo assistito in questi mesi che non ci ha lasciato scelta. Tra l’altro mi sono sempre augurato che vi potessero essere in futuro le condizioni per ripensare la situazione».
Intanto Pietro Calì, responsabile locale di Italia dei Valori, ha chiesto agli enti locali di fare luce su quanto sta accadendo a Cavallino. Nella zona di via Degli Arditi, dove vive la donna assieme alla bambina colpita dalla leucemia, c’è infatti una concentrazione sospetta di tumori. L’Azienda Sanitaria Locale sta già compiendo delle indagini preliminari.