VENEZIA – Il Ponte di Calatrava a Venezia? Per il professore di ingegneria, Massimo Majowiecki, chiamato a fare una perizia, è un “ponte in prognosi riservata”. Perché? Perché poggia su due rive che, a causa del suo peso, si allontanano gradualmente l’una dall’altra e per questo ha bisogno di continui e costosi interventi di manutenzione. Tanto che il Comune di Venezia sta pensando di far pagare il tutto alla ditta che ha fatto il collaudo, la ca’ Farsetti, e al progettista in persona, Santiago Calatrava.
I mali del ponte, secondo Majowiecki, sarebbero un’arcata troppo bassa, fondazioni troppo sollecitate, un numero così elevato di tentativi, non risolutivi, di risolvere il problema dell’eccesiva spinta sulle rive che si allontanano (si parla di millimetri) da far usare l’espressione “accanimento terapeutico”. Le conseguenze? “Un’onerosa eredità manutentiva per la pubblica amministrazione che non trova riscontro in alcun ponte di Venezia”.
Insomma al Comune rimane una patata a dir poco bollente: il ponte continua a spostarsi quale “logica e diretta conseguenza di un errore concettuale nella progettazione preliminare, esecutiva e nella costruzione dell’opera”, si legge nella relazione dell’ingegner Majowiecki consegnata al Comune poche settimane fa.
Secondo l’ingegnere il danno è a monte: l’arcata artistica del ponte è troppo bassa (ha un’inclinazione del 5,2 per cento contro il 12-33 standard), spinge sulle fondazioni provocando spostamenti orizzontali, rotazioni e pressione ai giunti. Tutti vizi di progettazione che oggi sarebbero irrimediabili. Majowiecki come soluzione propone lo “spessoramento” delle fondazioni.