Secondo i Ris di Parma non è possibile escludere la presenza di Dna compatibile con quello di Raniero Busco sul luogo in cui fu trovata morta accoltellata Simonetta Cesaroni. Una possibilità, questa, che non convince Paolo Loria, difensore dell’imputato che replica: ”E chiaro che le perizie di cui oggi abbiamo sentito i risultati sono dirette solo a supportare la tesi dell’accusa”.
”In venti anni – ha aggiunto l’avvocato Loria – non sono riusciti a trovare nulla; solo una traccia di saliva. La tesi dei consulenti del pm non porta a nulla, non porta a questi risultati certi che devono essere valutati dai giudici. Il concetto di base è uno: una prova scientifica deve dare risultati certi; altrimenti non può essere tenuta in considerazione. I consulenti hanno detto che la gran parte del sangue ritrovato sulla porta dell’ufficio dove lavorava Simonetta è della ragazza e che una parte minima è un altro soggetto maschio. Poi, con le ipotesi ad esclusione sono arrivati a Busco. Mi pare poco”.
