Erano ancora nella loro mongolfiera, uno accanto all’altro, come facevano quando gareggiavano nei cieli del mondo. I corpi degli statunitensi Richard Abruzzo e Carol Rymer Davis, sono stati recuperati all’alba, in fondo al mare, da un peschereccio. Erano ad una dozzina di miglia al largo della costa di Vieste, nel Gargano. Quello che resta dei cadaveri e della mongolfiera è rimasto impigliato per caso nelle reti dell’imbarcazione ‘Sharon’ che pescava a strascico in una zona in cui l’acqua è profonda 80-90 metri.
I due navigatori erano precipitati in mare col loro mezzo alle 8 del 29 settembre scorso mentre partecipavano alla ’54/esima Coupe Aeronautique Gordon Bennet’. Erano partiti quattro giorni prima, assieme ad altri 19 equipaggi, da Bristol (Inghilterra) per una gara che avrebbe vinto chi sarebbe atterrato più lontano. Abruzzo e Davis incapparono però al largo di Vieste in un temporale e segnalarono alla torre di controllo dell’aeroporto di Brindisi l’esistenza di difficoltà a bordo: dissero che il pallone aerostatico stava scendendo velocemente verso il mare.
Nella zona, in quel momento, c’erano piovaschi e vento, con fulmini, e il mare era forza quattro-cinque. Furono avviate ricerche in mare alle quali parteciparono mezzi aeronavali italiani e anche due velivoli Usa (un C26 e un Mpa) decollati da Napoli e da Sigonella. Il 4 ottobre le ricerche cessarono perché – fu spiegato – non c’erano più speranze di trovare in vita i due dispersi, e perché sino ad allora non era stata trovata alcuna traccia del pallone aerostatico e dei corpi. Furono però inviati messaggi di allerta alle imbarcazioni in navigazione nella zona e ai comandi marittimi.
Agli equipaggi della zona di pescherecci impegnati nella pesca a strascico fu in particolare raccomandato dalla capitaneria di battere con insistenza la zona dell’ultima segnalazione della mongolfiera, giacché, secondo la Guardia costiera, la mongolfiera era ”quasi certamente” precipitata in mare al largo di Vieste. La conclusione derivava dall’esame dei tracciati di tre radar, dai quali emergeva che il pallone aerostatico, dopo essere entrato in un temporale, in un minuto, forse dopo essere stato colpito da un fulmine, aveva fatto un salto di quota scendendo da circa 1.800 metri a 200 metri, precipitando a una velocità di circa 85 chilometri orari.