Ha respinto le accuse ribadendo di essere vittima di un complotto ordito ai suoi danni. E’ stato ascoltato lunedì, per circa due ore, Luca Bianchini, accusato di essere uno stupratore seriale e di aver violentato a Roma tre donne tra l’aprile e il luglio dello scorso anno nei quartieri Ardeatino e Bufalotta, aggredendole nei box condominiali.
L’uomo ha risposto alle domande del pm Antonella Nespola, affermando di essere al centro di un complotto senza però definirne i contorni. In merito, poi, alla cartina di Roma rinvenuta nel suo appartamento e sulla quale erano state segnate alcune zona, nell’area sud della Capitale, dove si sono verificati gli stupri, Bianchini si è giustificato affermando che quei segni servivano a mettere in guardia la sua ragazza. L’uomo era “preoccupato” per la sua fidanzata a cui chiedeva “per sicurezza” di evitare quelle zone.
Bianchini, inoltre, ha confermato di essere andato più volte da un mago perché pensava “di aver problemi di lavoro”, voleva “avere un aumento, un passaggio di ruolo”. Inoltre era preoccupato per il fratello che doveva avere un colloquio di lavoro.
Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati alcuni testimoni tra cui anche la fidanzata del presunto stupratore la quale ha spiegato che quando Bianchini fu arrestato, nel luglio scorso, la loro storia sentimentale era già terminata da circa un mese. La ragazza, inoltre, ha affermato di non aver mai sospettato di quanto accadesse e che Bianchini giustificava le sue ripetute assenze serali perché impegnato nell’attività politica con il Partito democratico.
“Fino ad oggi sono stati ascoltati sei testimoni nominati dalla difesa – ha affermato l’avvocato di parte civile, Teresa Manente -, dai quali non è giunto nessun riscontro alla tesi del complotto”. Da parte loro gli avvocati dell’imputato, Bruno Andreozzi e Giorgio Olmi, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.
