ROMA – “Massone dichiarato e convinto, amico di Francesco Cossiga, in affari con i più bei nomi del capitalismo italiano, sempre pronto a vantare rapporti privilegiati con il mondo dei servizi segreti”: ecco chi sarebbe, secondo Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano, Vittorio Casale, immobiliarista di 51 anni, arrestato il 14 giugno per bancarotta.
Ma soprattutto quello che mette in luce Meletti nel suo articolo sul Fatto dal significativo titolo “Ordinaria fenomenologia dell’immobiliarista di sinistra” è il rapporto di Casale con “il mondo nebulosamente definito dalemiano”.
“Un legame, prosegue Meletti, ricostruito non su prove ma su indizi. Nasce intorno al governo D’Alema, nel 2000, il grande business delle sale Bingo, e Casale è lì, azionista della Codere Italia che diventerà leader del mercato. I Ds di Bologna devono vendere un pacco di immobili, e lui è lì, pronto a comprare. Il boss della Unipol Gianni Consorte, uomo di D’Alema, dà l’assalto alla Bnl nella calda estate dei furbetti del quartierino, e Casale è lì a dargli una mano. Come? Con le relazioni, costruite grazie agli affari, propiziati dalle relazioni”.
L’arresto di Casale, ricorda Meletti, è avvenuto mentre è ancora in corso contro di lui e C0nsorte un processo per appropriazione indebita al tribunale di Roma. Il giornalista ricostruisce le vicende: “Tra il 2004 e il 2005, proprio mentre preparava l’assalto alla Banca nazionale del Lavoro, Consorte vende circa 130 immobili della Unipol alla società Operae di Casale per circa 250 milioni. Casale in realtà chiude l’operazione con una società veicolo partecipata per il 60 per cento dal fondo americano Glenbrook, rappresentato in Italia dall’avvocato Alvaro Pascotto. Mesi dopo gli immobili vengono girati al gruppo Pirelli Real Estate, e Casale ci guadagna sopra una quarantina di milioni. Nello stesso tempo Pascotto investe 40 milioni nell’acquisto dello 0,5 per cento della Bnl, su richiesta di Consorte che chiede partner per la sua scalata”.
All’epoca Consorte “è protagonista della trattativa per la vendita di Telecom Italia alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera, nell’estate del 2001. Principale venditore è la Hopa del bresciano Emilio Gnutti, protagonista a sua volta dell’estate delle scalate bancarie: lui e Consorte sono amici e complementari, il primo è amico di Silvio Berlusconi, il secondo di D’Alema. Quando partono le scalate bancarie Casale rileva dalla Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani una quota di azioni Fingruppo (prima azionista di Hopa) che la banca aveva appena comprato da Gnutti. Può sembrare complicato, ma è solo perché i nomi sono sempre gli stessi. E quasi tutti si sono già presi un po’ di anni di galera”.
Fallita la scalata, cacciato Consorte dalla Unipol, Casale ha “tentato di sostenere il suo profilo di immobiliarista solido e di successo. É addirittura circolato il suo nome come possibile salvatore della Pirelli Real Estate rimasta in mutande per la fine della bolla immobiliare (che ovviamente nessun manager sia pur bravo avrebbe potuto prevedere). Naturalmente ha sostenuto Intermedia, la nuova merchant bank con cui Consorte voleva andare alla riscossa, prima di prendersi tre anni di carcere per la scalata Antonveneta. E’ riuscito anche a far scrivere che fra il 2005 e il 2008 aveva gestito immobili per 5 miliardi di euro, e ha cominciato a vagheggiare progetti di quotazione in Borsa, ‘probabilmente a Milano anche se non escludo di andare a Londra dove la disciplina in materia è già più consoli-data’. Quando ieri sono andati ad arrestarlo forse ha realizzato che la disciplina in materia è consolidata anche in Italia”.
