I carabinieri di Bergamo sono dovuti intervenire, stamani, presso l’azienda Lopav-Pima a Ponte San Pietro (Bergamo), un’azienda salita agli onori delle cronache, nell’ottobre scorso, dopo l’arresto dei due titolari per vicende di riciclaggio legato al traffico internazionale di droga e per ipotetici collegamenti con l’attività lavorativa del padre di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa lo scorso 26 novembre nel vicino paese di Brembate Sopra (Bergamo).
Secondo quanto riferito dall’amministratore giudiziario dell’azienda (nominato il 12 ottobre dalla Dda di Napoli dopo l’intervento che ha portato all’arresto dei titolari) si è trattato di una questione che non ha niente a che fare nè con le pregresse indagini per associazione per delinquere, né con le attuali indagini per la sparizione di Yara. ”Dopo l’arresto di Patrizio Locatelli, il titolare dell’attività , e del fratello Massimiliano – dice Cesare Mauro, conduttore giudiziale della Lopav – tutti i creditori hanno cominciato a farsi sotto ed esigere la chiusura di tutte le posizioni. Stamani un gruppo di operai, legato a un fornitore, ha deciso di occupare una nostra area di carico come rimostranza. Ho quindi dovuto fare intervenire i carabinieri. Qui ci sono più di cento famiglie che vivono sul lavoro alla Lopav e che io devo tutelare”.
Una secca smentita sull’eventuale collegamento tra questo intervento e le indagini su Yara è arrivato anche dai carabinieri che hanno confermato l’intervento per motivi di contese del lavoro. I titolari della Lopav sono attualmente in carcere con l’accusa di riciclaggio di denaro proveniente da stupefacenti sull’asse Bergamo-Madrid-Napoli, e sarebbero collegati, secondo le accuse, tramite Pasquale Claudio Locatelli, padre di Patrizio, arrestato nel maggio scorso in Spagna, ad ambienti criminali vicino al clan Mazzarella. La questione ha suscitato ipotesi giornalistiche, finora sempre smentite dagli inquirenti, anche nell’indagine su Yara Gambirasio, per via del fatto che il padre della ragazina, Fulvio Gambirasio, e’ dipendente da un’azienda che per qualche tempo è stata legata da un rapporto di fornitura alla Lopav e perche’ Mohamed Fikry, il marocchino prima fermato e rilasciato dai carabinieri, lavora per una ditta che ha ricevuto un subappalto dalla Lopav.
La Lopav si occupa di pavimentazioni e i suoi materiali sono stati posati anche nel grande cantiere del centro commerciale di Mapello (Bergamo) più volte al centro di perquisizioni e rilievi scientifici da parte degli investigatori. ”Ma cosa vuole – dice ancora Mauro -, questa azienda è la più nota della zona e lavora un po’ per tutte le decine di cantieri che sono aperti in questa parte della provincia”.