Ancora si scava a poche centinaia di metri dal palazzetto dello sport dove Yara è stata vista l’ultima volta. Di nuovo si controlla il tragitto che la ragazzina avrebbe potuto fare uscendo dalla polisportiva. Dopo aver raggiunto la provincia di Lecco, la periferia di Bergamo, le vallate confinanti, le ricerche sono tornate nei luoghi più vicini al mondo di Yara, casa sua, la palestra, persino la zona dove si trova la ditta del padre. ”La verità è che quella ragazzina è sparita venerdì sera ma sabato qui ancora non si vedeva nulla e fino a domenica non si è fatto niente”, mormora un agente impegnato nel tenere sotto controllo l’ordine in via Rampinelli, dove vive la famiglia Gambirasio.
Qualche dubbio sulla tempestività delle ricerche comincia a circolare a Brembate, a dodici giorni dalla scomparsa di Yara. ”Noi come amministrazione comunale ci siamo mossi subito – ribatte il sindaco leghista Diego Locatelli, che coordina il lavoro dei volontari arrivati da tutta Italia per trovare Yara -. Le modalità investigative hanno ovviamente una tempistica diversa, tutti però stanno facendo il possibile per trovare Yara”. Della ragazzina si sono perse le tracce verso le 18.50 del 26 novembre. Cinque minuti prima aveva risposto ad un sms di un’ amica. Poi l’aveva chiamata la madre, non vedendola tornare dalla palestra dove si era recata alle 17.30 e dove era uscita alle 18.30. Ma il suo telefonino a quel punto era staccato.
Alle 19.30 i genitori dopo aver fatto un giro di telefonate a conoscenti e amici erano andati in caserma dei carabinieri a presentare la denuncia di scomparsa. Le prime mosse degli investigatori sono quelle di routine. Si cerca di capire che tipo sia la ragazzina, se ha litigato con i genitori, se ha problemi a scuola. Insomma la prima ipotesi è quella di una fuga che si risolverà in poche ore. In questi termini viene presentata la notizia ai giornalisti la mattina dopo, sabato 27, nel consueto giro che tutti i cronisti fanno attorno a mezzogiorno nelle questure e dai carabinieri. Il giorno successivo, domenica, quindi, la scomparsa di Yara sui quotidiani è poco più di un trafiletto.
Ma la ragazzina non torna e a questo punto scatta la macchina delle ricerche e quella dell’informazione. ”In realtà noi abbiamo cominciato a cercare Yara già sabato – spiega il sindaco Locatelli – ovviamente nei luoghi dove sarebbe potuta andare, ma le ricerche in modo organizzato scattano effettivamente domenica”. Domenica infatti arrivano i primi volontari della protezione civile e del soccorso alpino. Sono un centinaio. Nei giorni successivi diventeranno anche 350. Escluse ovviamente le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, che proseguono secondo le loro modalità. Scendono in campo le unità cinofile. Gli elicotteri perlustrano dall’alto e le zone vengono battute a raggio sempre più ampio.
”Dopo tanti giorni chiaramente ci muoviamo solo se riceviamo delle indicazioni – ammette il sindaco – domani comunque arriveranno altre unità cinofile”. A casa Gambirasio oggi si sono recati gli investigatori. Come al solito la villa con i mattoni rossi è apparsa chiusa e silenziosa sotto una incessante pioggerellina. Papà Fulvio e mamma Maura continuano a sperare. Ma sulla strada di accesso privata alla loro villa qualcuno ha attaccato un foglietto di preghiera per Yara e sistemato tre lumini accesi.