BREMBATE SOPRA (BERGAMO) – Forse si sa chi è la madre dell’assassino di Yara. Forse si sa anche chi è il padre dell’assassino, ma pare sia morto. Forse l’assassino è nato da una relazione extraconiugale del padre. Tanti forse e una “quasi” certezza nel caso Gambirasio: la soluzione del giallo passa probabilmente dai test del dna.
Eppure il pm Letizia Ruggeri, si sarebbe rifiutato (dice il Corriere della Sera) di disporre nuovi test del dna. I nuovi test erano stati chiesti dai familiari della ragazza, trovata morta a Brembate Sopra, vicino Bergamo.
Scrive Giuliana Ubbiali sul Corriere che il genetista Giorgio Portera (consulente della famiglia Gambirasio) aveva chiesto “altri esami sul Dna del presunto assassino isolato sugli slip e sui leggings della vittima, e su due o tre profili genetici, pilastro della pista di indagine che ha portato a Gorno”.Â
La pista di Gorno era quella che aveva portato all’operaio, morto nel 1999, che sarebbe il padre del killer. La notizia che fosse stato identificato era stata data dalla Provincia Pavese: secondo il giornale “Si è risaliti a lui tramite suo figlio, un trentenne finito nella campionatura di massa fatta nel 2011: il suo Dna corrispondeva a quello del killer per la traccia paterna, ma non per quella materna. Secondo questa ricostruzione, l’omicida di Yara sarebbe, quindi, il fratellastro del ragazzo di Gorno. Un figlio illegittimo, frutto di una relazione extraconiugale di cui nessuno, né in famiglia né in paese, aveva mai sospettato”.
Per questo il genetista voleva continuare con altri test. Ma il pm, riferisce il Corriere, ha detto no perché “non ritengo siano necessari”.