Yara, ecco come cercano il Dna dell’assassino

BERGAMO – Sono 14mila i profili genetici raccolti in tutto. Quattordicimila dna da studiare e tra cui cercare quello dell’assassino di Yara. I Ris di Parma li stanno passando in rassegna. Così come il genetista che ha avuto l’incarico dalla famiglia Gambirasio, Giorgio Portera. “Ecco, vede, questo è il Dna di un bambino di 5 anni. Quello sotto è dell’uomo che fino a due settimane fa credeva di essere suo padre e quest’altro è del vero genitore naturale”, spiega il professore al Corriere della Sera.

Al Corriere ha spiegato come si svolge il lavoro sui campioni. “Mettiamo una speciale resina magnetica nella provetta in grado di legarsi al Dna presente nel campione da analizzare. Inserita nel bussolotto, la resina magnetica viene attratta permettendo di isolare il Dna. Per farlo staccare, basta inserire un reagente specifico e rimettere tutto nel bussolotto”. “Vede le curve? Compaiono in tempo reale, una volta inseriti i campioni nel macchinario. Se si trovano nella parte alta del riquadro, significa che la quantità e la qualità sono buone, altrimenti il campione viene scartato, oppure posso riprovare ad estrarlo”.

“Generalmente servono 15 regioni (segmenti, Ndr) per poter procedere con l’analisi – spiega Portera -. Il Dna viene quindi messo in questo strumento che in qualche secondo è in grado di portare la temperatura da 4 a 96 gradi. Tra le diverse funzioni, è in grado di denaturare, cioè aprire la doppia elica che compone il profilo genetico, fase obbligatoria per l’analisi”.

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Elisa D'Alto