BREMBATE SOPRA (BERGAMO) – Una lettera anonima suggerisce la verità sul caso Yara all’Eco di Bergamo: “Non mollate la pista del cantiere – ha scritto un anonimo alla redazione del quotidiano – i cani non sbagliarono”.
Stando a quanto dice L’Eco di Bergamo, nel testo è citato espressamente anche Fikri, l’operaio marocchino inizialmente accusato di aver sequestrato e ucciso la ragazza. “Mohamed sa di un uomo visto nel cantiere a novembre che minacciava. Sa che Yara è stata caricata su un furgone bianco”.
Nel testo originale della lettera anonima non c’è la punteggiatura. Secondo l’autore Fikri “sa che Yara non è rimasta ‘sembre’ (così si legge nella lettera) nel campo di Chignolo, ma ci è stata portata dopo, e che l’uomo su un’auto targata era presente di nuovo una settimana prima del ritrovamento, sempre a Mapello. Non dimenticate Yara!”.
Mohammed Fikri fu coinvolto nelle indagini per una sua conversazione al telefono. La frase inizialmente tradotta “Allah perdonami, non l’ho uccisa io”, divenne “Allah, ti prego, fa’ che risponda”. Successivamente la Cassazione ha stabilito che non andava arrestato perché non vi erano prove sufficienti.