MILANO – Un nuovo testimone, un ragazzo mai sentito prima. E poi nuove analisi sui reperti trovati sul corpo: capelli e peli. Non si fermano le indagini sulla morte di Yara Gambirasio, a quasi 3 anni dalla scomparsa della bambina di Brembate Spra. Giovedì, in Procura a Bergamo, gli inquirenti hanno sentito per oltre due ore un giovane bergamasco.
L’uomo, secondo Quarto Grado, che ne parlerà venerdì sera, è un albergatore originario di un paese che dista cinque chilometri da Brembate di Sopra e non era mai stato sentito dagli investigatori né era mai stato sottoposto al prelievo del Dna. Per la trasmissione il giovane, che non è formalmente indagato, ma sul quale sono in corso ulteriori accertamenti, ha dichiarato ai microfoni di ‘Quarto Grado’ di avere alcuni amici il cui Dna è stato confrontato con quello dell’assassino di Yara (‘Ignoto 1’).
Il ragazzo, inoltre, avrebbe risposto anche a domande su suoi conoscenti impiegati – ai tempi della scomparsa di Yara – nei lavori di costruzione del centro commerciale di Mapello. La trasmissione svelerà , inoltre, che tra i numerosi capelli, peli e tessuti epiteliali repertati sul corpo di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola, alcuni non appartengono alla giovane né sono di origine animale. La notizia è stata data venerdì mattina, in un incontro di tre ore, alla titolare delle indagini, il pm Letizia Ruggeri, dal dottor Carlo Previderé, ricercatore del Dipartimento Medicina Legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia, nominato consulente della Procura di Bergamo.
I reperti saranno ora ulteriormente analizzati per tentare di risalire ai gruppi etnici di appartenenza e, se lo stato di conservazione lo permetterà , all’individuazione di precisi profili genetici. Il professor Fabio Buzzi, direttore del Dipartimento di Pavia, all’inviato di ‘Quarto Grado’ ha però posto il problema di costi: l’analisi di ogni singolo reperto costa circa 100 euro e i reperti sono migliaia.