Si estendono ulteriormente, spostandosi leggermente a nord-ovest, in collina, verso Barzana (Bergamo), le ricerche di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra scomparsa dal 26 novembre scorso senza lasciare traccia.
E dal 15 dicembre è in funzione anche una nuova centrale operativa per le ricerche nella moderna struttura del Comando operativo isola Bergamasca, a Madone (Bergamo).
Non si tratterebbe, però, di provvedimenti presi a seguito di nuovi input investigativi ma solo di “accertamenti dovuti” su ”dritte” ritenute di scarso peso, unite alla riorganizzazione nella sistematica ricerca nelle zone d’interesse, che prosegue senza sosta ma all’apparenza anche senza grandi aspettative.
A 20 giorni dalla sparizione della giovane Yara, quindi, le investigazioni rimangono a tutto campo, nonostante le indiscrezioni in merito a ipotetiche comparazioni di dna su reperti trovati nei giorni scorsi nel centro commerciale in costruzione a Mapello, passato più volte al setaccio dalle forze dell’ordine.
E nonostante la fibrillazione per un intervento dei carabinieri in un’azienda di Ponte S.Pietro (Bergamo), la Lopav-Pima, i cui titolari sono stati arrestati, lo scorso ottobre, in un’articolata indagine di narcotraffico sull’asse calabria-lombardia. Sulla prima questione, infatti, gli inquirenti sono stati categorici: non esiste al momento alcuna comparazione utile alle indagini.
Anche perché altrimenti dovrebbe esserci qualche indagato, dato che si tratta di un test sul quale si prevede il diritto alla difesa. E dopo Mohamed Fikry, il marocchino prima fermato dai carabinieri e poi rilasciato, nessun altro nome è stato iscritto nell’indagine (se si esclude la quarantina di persone sottoposte a investigazioni tecniche ormai da giorni).
L’intervento dei militari, invece, si è rivelata una questione di ordine pubblico dovuta a contenziosi tra aziende, come ha spiegato Cesare Mauro, il commissario giudiziario della ditta coinvolta. Inoltre, si sottolinea, l’indagine non risulta coordinata dalla Dda, come prevederebbe obbligatoriamente la legge in caso di ipotesi di criminalità organizzata.
Le speranze degli inquirenti, quindi, si concentrano sugli accertamenti tecnici (ora interforze) condotti sul traffico telefonico della cella di Brembate Sopra (che in caso di sovraccarico scarica parte del traffico su quella di Mapello, particolare, questo, che ha creato qualche confusione nei giorni scorsi sulla dinamica della sparizione).
Oltre mille telefonate che dovranno essere comparate e analizzate: un lavoro lungo, ma che insieme alla testimonianza del giovane amico Enrico Tironi e alle immagini di sei telecamere (una, proprio quella posta sulla strada che scorre davanti al palazzetto dello sport, era guasta da luglio) rimangono per gli investigatori i fondamenti su cui battere.