Letizia Ruggeri e Vincenza Maccora: due donne magistrato rispettivamente pm e gip dell’inchiesta sulla scomparsa di Yara Gambirasio, la ragazza di 13 anni di Brembate sopra. Il pm Ruggeri, che ha prima chiesto la convalida del fermo del marocchino Mohamed Fikri e la sua custodia in carcere, ha poi condotto le ulteriori indagini che hanno portato alla sua scarcerazione.
Ex poliziotta, fisicamente minuta, definita molto scrupolosa dai colleghi, è stata pm ad Agrigento alla fine degli anni ’90. Si è occupata di traffico di droga e altri reati, non di vicende di mafia. Ha poi preso servizio alla Procura di Bergamo. Di recente, tra i casi complicati che ha affrontato, le indagini sul ritrovamento del corpo di un neonato nel parcheggio di una discoteca a Bergamo e, prima ancora, il caso dell’omicidio di un egiziano ucciso e poi bruciato da un connazionale, condannato a 25 anni.
”L’unico pensiero è ritrovarla”, ha ripetuto in questi concitati giorni dell’inchiesta sulla sparizione della tredicenne bergamasca, una vicenda che la sta assorbendo ”totalmente”. E’ stato lo stesso pm, davanti a un quadro indiziario mutato dopo il fermo o, per usare le sue parole, ”alla luce dei sopravvenuti accertamenti effettuati”, a chiedere la scarcerazione per il marocchino che oggi ha lasciato il carcere.
Vincenza Maccora, il gip che ha disposto la scarcerazione di Fikri, invece, è in magistratura dal ’91.Ha lavorato per anni al Tribunale di sorveglianza di Milano per poi prendere servizio all’ufficio gip della città orobica. E’ stata presidente della Sesta commissione del Consiglio superiore della Magistratura (quella per gli incarichi direttivi) nella scorsa legislatura. ‘Ezia’ Maccora è stata tra gli animatori del ‘Coordinamento giovani magistrati’, che si è poi sciolto confluendo in parte in Movimenti riuniti e in parte in Magistratura democratica, le due correnti ‘di sinistra’ dell’Associazione nazionale magistrati.
Il giudice Maccora è un esponente di spicco di Magistratura democratica e, in nove mesi, durante il suo mandato al Csm, aveva proposto la nomina di 40 donne a capo di uffici giudiziari, destinate in buona parte a guidare una Procura. Un dato che avrebbe portato dal 4 al 16 per cento la presenza di donne ai vertici della magistratura.