Palazzetto dello Sport ore 18.30, una settimana dopo. Come probabilmente venerdì scorso alla stessa ora, l’ora in cui Yara è sparita nel nulla, nella Polisportiva il via vai è continuo. Ci sono mamme che accompagnano e riprendono i figli ai corsi di nuoto e ginnastica. Passano adulti, in tuta e con le sacche. Gruppetti si fermano a parlare vicino alle aiuole, qualcuno sfida i tre gradi sedendosi sulle panchine in ferro. L’impianto è illuminato da una ventina di lampioni.
La luce arriva anche dai finestroni del bar, che è strapieno, dalla reception, dalla parete a vetri della piscina. Sembra impossibile che tra tutta questa animazione Yara sia passata come un’ombra. Anche una volta fuori dal cancello, in via Locatelli, la ragazzina sia se si fosse diretta verso via Morlotti, la solita strada di casa, sia fosse andata nella direzione opposta verso via Eroi e caduti dell’aviazione, avrebbe dovuto incontrare qualcuno. Ci sono infatti i parcheggi delle auto e anche qui l’andirivieni è continuo.
Eppure Yara non l’ha vista nessuno e i carabinieri ancora stasera fermano gentilmente gli utenti della Polisportiva per chiedere: ”scusi lei era qui una settimana fa a quest’ora? Ricorda qualcosa di strano?”. Non si trascura più nessun elemento per risolvere il mistero della scomparsa di Yara Gambirasio, studentessa modello e promessa della ginnastica ritmica. A partire dal giubbotto lanciato oggi da un’auto in corsa, che poi è risultato essere l’indumento di un uomo.
Una scritta su una panchina, che si scopre risale a tre anni fa. Una tenda canadese vista da un elicottero sul fiume Brembro e che poi controllata da vicino è un vecchio lenzuolo su alcuni arbusti. Centoventi uomini sono partiti questa mattina dalle ex colonie elioterapiche, diventate il quartier generale delle ricerche, e sono arrivati fino alle porte di Bergamo. La Regione ha messo a disposizione un altro elicottero, solitamente usato per tenere sotto controllo gli incendi. Nel pomeriggio l’assessore alla Protezione civile, Romano La Russa, ha voluto fare il punto della situazione nel campo base. Infine ha dato la disponibilità della Regione a inviare altri uomini o mezzi se necessari.
Per cercare Yara è stato usato anche il ‘recco’, una specie di metaldetector che capta la presenza di silicio, nella speranza di trovare il cellulare della ragazza. I cani ormai sono stremati e non si sa quanto potranno ancora resistere o essere utili. I genitori della ragazzina entrano ed escono da via Rampinelli discreti e silenziosi. Mamma Maura ogni volta si ferma per consegnare un thermos caldo ai due vigili che stazionano davanti la strada di accesso alla villa. Di mattina pieno di caffè e nel pomeriggio di tè.
Entra ed esce per accompagnare a scuola e all’asilo la primogenita Kebà , e i fratelli minori di Yara, Gioele e Natan. La famiglia non vuole e non riceve visite. Respinge con gentilezza qualunque manifestazione di affetto e solidarietà . Non saranno neppure domani sera alla veglia organizzata per Yara nella chiesa di Santa Maria Assunta. Al parroco, don Corinno, hanno consegnato una semplice lettera da leggere per ringraziare e chiedere preghiere e silenzio.