I Maya in festa per il nuovo anno. Altro che fine del mondo

Le rovine di Iximché

ROMA – Altro che fine del mondo nel 2012. I Maya stanno festeggiando con cerimonie e riti ancestrali il nuovo anno, che più di così… si muore. Le feste si stanno svolgendo tra le antiche rovine di Iximché, a un centinaio di chilometri da Città del Guatemala. Qui capi politici e religiosi dei Maya e della comunità internazionale, compreso il presidente del Guatemala, Otto Perez Molina, hanno dato il loro benvenuto all’anno 1528, ”l’ultimo prima dell’inizio di una nuova era”, come ha detto un sacerdote Maya, Antonino Gonzales, precisando che i suoi antenati ”non hanno mai previsto che ci sarebbe stata la fine del mondo” e che si tratta solo di ”fraintendimenti di persone che non conoscono la nostra cultura”.

Secondo la tradizione astronomica maya, il 21 dicembre del 2012 non sarà la data dell’apocalisse, bensì la conclusione del periodo di ”lungo computo” e l’inizio di una nuova era. I codici antichi segnalano che il ”quinto sole” del calendario del ”lungo computo” è iniziato il 13 agosto del 3114 prima di Cristo e si concluderà il prossimo 21 dicembre con la celebrazione del 13* Baktun.

In base a quanto sostiene il Consiglio delle guida spirituali dei Maya del Guatemala, ogni Baktun dura 400 anni che moltiplicati per 13 danno 5.200 anni, un periodo solare ricorso più volte nel passato prima che i maya cominciassero a controllare e a contare il tempo. Niente fine del mondo, insomma. Solo l’inizio di una nuova era per l’umanità. O forse si tratta di una proroga, come dice una barzelletta italiana: “Per far arrivare Mario Monti al 2013, i Maya hanno posticipato di un anno la fine del mondo”.

 

 

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Maria Elena Perrero