ROMA – 21 dicembre 2012, studente in Cina accoltella 23 bimbi – nessuno in pericolo di vita – e poi dichiara: “Volevo anticipare la fine”. Non è più un gioco. Non è più soltanto un rincorrersi di bufale, risate, profezie strampalate e leggende metropolitane.
L’industria della fine del mondo, i gadget Maya, il business dell’apocalisse sono entrati nella settimana che porta alla presunta fine del mondo. Non presunta è la fine dell’intelligenza visti i risultati.
11.650 miglia separano Newtown, Connecticut e la provincia cinese di Henan. Una distanza coperta in breve tempo dalla follia umana. Dal business delle armi al business della fine del mondo.
Min Yongjun, cinese di 36 anni, si è prima recato nella casa di un’anziana donna e l’ha accoltellata, poi si e’ diretto nella vicina scuola elementare dove ha iniziato ad accoltellare i bambini presenti finché qualche eroica insegnante non è riuscita a fermarlo.
“Volevo anticipare la fine per quei bimbi innocenti”. Queste le dichiarazioni choc di Min Yongjun una volta catturato dalle autorità locali.
Poteva essere una strage. I bambini, di eta’ fra i sei e i 12 anni, hanno riportato ferite al volto e alle mani e sono ricoverati in ospedale, ma nessuno è in pericolo di vita.
In Cina, come in Russia e nella maggior parte degli stati occidentali, con l’avvicinarsi del 21 dicembre aumenta la paura. E’ stata la stessa polizia cinese ad affermare che quattro persone sono state arrestate in due diversi episodi a Chongqing, nel sud ovest della Cina.
Due persone sono state catturate dopo aver girato per alcune strade della città e, usando un megafono, annunciavano la fine del mondo. Forse non avevano torto.