NEW HARTFORD (USA) – Accusato di stregoneria, ragazzo picchiato a morte in chiesa. Domenica 11 ottobre, Lucas Leonard, 19 anni, è stato barbaramente aggredito e torturato per ore da alcuni membri dell’organizzazione religiosa di cui faceva parte, la Word of Life Church, una chiesa cristiana della città di New Hartford (Stato di New York). Tra questi c’erano anche suo padre, Bruce, 65 anni e sua madre Deborah, 59 anni. A ritrovare il corpo senza vita di Lucas sono stati altri fedeli, che lo hanno portato in ospedale, dove è stato dichiarato morto. Quella domenica pomeriggio il giovane non è stata l’unica vittima dell’aggressione: insieme a lui anche il fratello Christopher, 17 anni, è stato preso a calci e pugni, riuscendo tuttavia a sopravvivere. Un testimone interno all’organizzazione ha riferito che Lucas era stato accusato di stregoneria dagli altri fedeli, dopo aver minacciato di maledire con una bambola voodoo il pastore, Tiffanie Irvin. Il giovane aveva inoltre reso nota la sua volontà di voler abbandonare la chiesa.
Secondo quanto riportato dal New York Times, la vita all’interno della Word of Life Church era tutt’altro che facile. I leader religiosi controllavano ogni aspetto della vita quotidiana dei membri della comunità, compresi i rapporti matrimoniali. La manipolazione partiva già dalla scuola, dove gli studenti erano separati gli uni dagli altri da panelli di compensato al fine di non perdere mai l’attenzione. Ai loro genitori veniva spiegato come picchiarli se si mostravano disobbedienti. “Volevano che si facesse quanto scritto sulla Bibbia. Era un ritorno alle basi“, spiega una fedele. Chi abbandonava l’organizzazione, diventava automaticamente il cattivo esempio da non seguire. Le donne che provavano ad emanciparsi venivano escluse e allontanate. L’omosessualità era completamente bandita e descritta come una “degenerazione secolare”. Tutto era peggiorato quando la signora Irvin aveva presto il posto del padre come pastore, dopo la morte di quest’ultimo nel 2012. La chiesa si era trasformata più in una specie di corte alle dipendenze degli Irvin, che un luogo di culto.
E’ in tale scenario che bisogna inquadrare l’omicidio di Lucas Leonard. Un ragazzo di 19 anni che si ribella all’autorità della sua chiesa, così come in questi ultimi anni avevano fatto molti altri. Un’emorragia di fedeli mal digerita dalla sua leader carismatica, che non avrebbe sopportato un’ulteriore defezione. Quando poi è venuta a conoscenza del fatto che qualcuna delle sue “pecore” minacciava perfino di maledirla, la situazione deve essere precipitata. Lucas ha ammesso di essere quel presunto stregone di cui si parlava, consapevole o meno che ciò avrebbe rappresentato per lui la fine. Quello che è avvenuto in quelle ore a cavallo tra domenica pomeriggio e lunedì mattina è sempre più chiaro agli inquirenti, anche grazie alla testimonianza di Christopher, pronto a testimoniare contro i suoi genitori, finiti in carcere con l’accusa di omicidio colposo, insieme ad altri quattro fedeli, accusati di aggressione. Quanto al movente dell’omicidio, Scott McNamara, procuratore distrettuale della Corte di Oneida, ha preferito tacere. Un silenzio che potrebbe dipendere dalla peculiarità del caso, direttamente o indirettamente legato alla possibilità che Leonard sia stato ucciso perché ritenuto uno stregone, prima ancora che un infedele.