Afghanistan: col velo ma finalmente al volante

KABUL – Un foglio di carta per sentirsi libere e indipendenti. Una patente in tasca per iniziare un graduale percorso personale di emancipazione. Guidare una automobile per un gruppo di fortunate giovani afghane un desiderio fino a non molto tempo fa quasi inconcepibile e' diventato realta'. Col capo coperto dal velo si', ma pur sempre dietro il volante di un'auto. Sono un primo gruppo di una quarantina di ragazze scelte su 500 per partecipare al corso di scuola guida organizzato dalla Cooperazione Italiana a Kabul.

Le giovani ostentano sorrisi raggianti e sono accomunate dall'aspirazione di risolvere i loro problemi da sole, senza bisogno dei loro uomini. La patente e' uno dei mezzi per farlo, perche' significa poter cercare un lavoro, aprire un'attivita' imprenditoriale, iscriversi all'universita' senza saltare le lezioni perche' nessuno puo' accompagnarle.

E' il caso di Noria Ahmazi, 23 anni, studentessa di ginecologia, dice che sta perdendo le lezioni per problemi di trasporto e lei e' tra le poche fortunate ad avere a disposizione una macchina in casa. Razia Mohamadi, 23 anni, 'single' – come dice quando le chiedi se e' sposata – lavora invece in un asilo nido privato, ma ha difficolta' a trovare qualcuno che ce la porti tutti i giorni.

Il corso di scuola guida dura tre mesi, il primo e' iniziato lo scorso marzo ed e' diviso, come dappertutto, tra teoria e pratica. Ogni classe ha 12 allieve. Non hanno grossi problemi con la meccanica, piuttosto con i segnali stradali. Una volta su strada dovranno imparare a cavarsela nel traffico caotico di Kabul, una citta' dove le regole della circolazione sono poco riconosciute.

''All'inizio e' stato molto difficile – spiega Zarina Ahmadi, 19 anni, fresca di matrimonio – Era la prima volta che mi mettevo al volante e la voglia di imparare mi ha fatto superare tutto. Ora voglio iscrivermi all'universita', non avro' piu' il problema di come arrivarci. Finalmente anche noi possiamo essere come le donne occidentali, possiamo risolvere i nostri problemi da sole''.

Ostenta sicurezza piu' di tutte Zulfa Ahmadi, 23 anni, splendida ragazza con sangue misto. Dice di non aver avuto alcun problema alla guida e con lei ci lasciamo convincere ad un giro in macchina. Dimentica le cinture di sicurezza e tra qualche frenata un po' brusca e una retromarcia fatta con un po' di leggerezza ci riporta al punto di partenza senza grossi intoppi. L'entusiasmo dei suoi occhi basta a far dimenticare le imperfezioni.

La scuola guida delle donne si trova all'interno del centro di formazione femminile, una struttura polifunzionale realizzata dalla Cooperazione italiana. A dirigerlo una giovanissima Maria Qazikhani, 24 anni. Il centro, costruito nel 2008 all'interno di un grande giardino, e' una sorta di oasi per le donne di Kabul. Vengono qui per frequentare corsi di alfabetizzazione, inglese, computer, taglio gemme, cucina ed hanno aperto persino un ristorante gestito da loro.

''Un traguardo importante e' stato raggiunto con il laboratorio di taglio gemme – spiega Susanna Fioretti – capoprogetto genere e questioni femminili della Cooperazione -. Le ragazze hanno avuto un contratto di cinque anni con una grossa societa' americana e saranno quindi in grado di produrre reddito per se stesse''.

''Sono passate dal burqa, dall'essere analfabete a gestire una societa''', le fa eco Maddalena Barzotti, consulente del progetto donne. Il centro e' frequentato da oltre 800 donne ed e' gestito in collaborazione con i ministeri afghani degli affari femminili e dei lavori sociali.

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luiss_vcontursi