ROMA – ''Si continuera' a lavorare perche' le forze di sicurezza afgane acquistino sempre di piu' le capacita' per farcela da sole. Nell'area italiana, penso alla provincia di Herat, questo processo e' gia' avviato, la transizione e' avvenuta e ci si aspetta che accada anche nelle altre province. Non ci sono stati finora picchi di negativita'''. Lo dice al Messaggero il generale Mauro Del Vecchio, ora senatore del Pd, commentando la morte del sergente Michele Silvestri.
''E' un processo lento quello dello sviluppo delle forze di sicurezza afgane e della polizia – afferma -. Processo che nel tempo e' stato piu' volte corretto. Mi ricordo che all'inizio si pensava che 150 mila tra poliziotti e soldati potessero bastare, poi si e' capito che non erano sufficienti, ed e' aumentata la mole di lavoro per tutti. Lavoro che non si fermera' nel 2014. E' di fondamentale importanza per il Paese e per la comunita' internazionale andare avanti nell'addestramento, mentre per quanto riguarda le funzioni combat il 2014 sara' il limite estremo''.
Intervistato anche da Repubblica, Del Vecchio sottolinea che e' alla fine dell'inverno che ''ogni anno si registra un maggior movimento degli 'insurgent''' e che in Afghanistan ''non esistono zone senza rischio''.
