La paura. Questo il sentimento prevalente in Afghanistan secondo Matteo Dall’Aira, uno dei tre operatori di Emergency arrestato nella serata di sabato 1o aprile in Aghanistan.
Dall’Aira, lo scorso 23 febbraio ha rilasciato un’intervista all’Ansa in cui raccontava: “Da qualche giorno in città, a Lashkargah, capoluogo della provincia afghana dell’Helmand, si viveva in uno stato di calma, ma “con la bomba di oggi, è tornata la paura. La gente ha paura di uscire, c’é il rischio di saltare in aria anche solo per andare a fare la spesa”.
Quel giorno nella città afghana di Lashkargah era esploso un ordigno che aveva ucciso sette persone. A seguito dell’esplosione furono portati all’ospedale della Ong italiana, che è centro di riferimento per i feriti di guerra nella zona, tre morti e 19 feriti.
Dell’Aira sottolineava che quello era certamente un momento eccezionale ma di continuo l’ospedale accoglie feriti di guerra e li cura. “Undici feriti sono ancora ricoverati – segnalava Dell’Aira – gli altri li abbiamo già dimessi. Tutti avevano ferite causate da schegge di bomba. Ci hanno raccontato che la bomba era stata collocata in un contenitore di plastica vicino ad una fermata dell’autobus”. Fra i feriti, giovani ed anziani, lavoratori del commercio, panettieri, fruttivendoli.
“Abbiamo sentito l’esplosione intorno alle 10:30-10:40 – ha raccontato l’operatore umanitario – dopo 20 minuti sono arrivati tutti insieme i feriti. Sappiamo che quattro persone sono morte sul posto e sono state portate all’obitorio dell’ospedale pubblico. Dopo circa un’ora l’emergenza era finita. Non finisce qui però il dramma della gente”.
“Dopo l’ultimo attentato del 5 febbraio – spiegava ancora – c’era abbastanza calma in città, diversamente da quanto si vive in altre zone del paese dove c’é sempre guerra. La bomba fatta saltare oggi ha fatto tornare la paura. La gente è disillusa, é stanca. Vive in condizioni già precarie, non ha nulla. Vive un forte disagio ed anche il poco che ha sembra sempre a rischio. Infatti, pensare che uscire anche solo per prendere un autobus, per andare a fare la spesa o andare al lavoro, può rappresentare un rischio per la vita, che si può saltare in aria, non è vita. Il rischio di essere uccisi è reale e frena qualunque progetto per il futuro. Davvero, qui non si pensa futuro, non si hanno progetti. Al massimo, per essere ottimisti, si pensa alle successive 24-48 ore”.